Da strumento d’intrattenimento ad alleato della didattica. Internet, se usato opportunamente, può facilitare l’apprendimento delle materie scientifiche (le così dette STEM cioè scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) anche per studenti stranieri o con disturbi legati all’apprendimento. A dirlo una ricerca statunitense, guidata dall’Università dell’Oregon, e pubblicata sulla rivista accademica inglese International Journal of Science Education.
Sono stati coinvolti circa 2.300 studenti e 70 insegnanti di 13 scuole medie in due stati degli Usa, e sottoposti a quattro diverse sessioni interattive con l’utilizzo di computer e tablet. L’offerta dei ricercatori era abbastanza vasta con giochi, video-lezioni ed esperimenti. Per i ragazzi con difficoltà questi esercizi venivano adattati con audio riprodotti a volume più alto, diagrammi interattivi e definizioni sul vocabolario che comparivano come pop-up.
Al termine è stato rilevato che gli studenti con problemi d’apprendimento erano migliorati di ben 13 punti nelle materie scientifiche, gli stranieri di 15 e tutti gli altri di 18 punti. Mentre gli adolescenti che avevano seguito le lezioni tradizionali alla “lavagna”, nello stesso periodo, avevano avuto un miglioramento di soli 5 punti. Sembra che sia finalmente possibile ridurre il divario tra gli studenti con learning disabilities e chi non ne soffre, nonché tra madrelingua e stranieri.
La maggior parte degli adolescenti coinvolti nel progetto si è dimostrata soddisfatta (uno su due). Mentre il 43% dei docenti presentava dubbi su questa nuova forma d’insegnamento integrato, ritenendosi non in grado di aiutare efficacemente gli studenti con disabilità.
Questo genere di applicazioni stenta però ad arrivare in Italia: gli ultimi dati Ocse del 2013 evidenziano come il nostro paese sia 15 anni indietro rispetto al Regno Unito. Il Piano Nazionale Scuola Digitale, varato con la Buona scuola nel 2015, però, si pone proprio come obiettivo l’utilizzo costante delle nuove tecnologie nel processo didattico. Al momento è a regime solo nel 20-30% delle scuole italiane.