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Quando la tecnologia cambia il rapporto dell’uomo con la propria mente

di Corinna Spirito22 Marzo 2014
22 Marzo 2014

Google-Glass

I media stanno assumendo un ruolo sempre più importante all’interno della nostra vita: non solo, a causa del nostro quotidiano utilizzo delle piattaforme più diverse per interagire con gli altri, ma anche perché le nuove forme di comunicazione stanno sempre più influenzando l’evoluzione della scienza. La commistione tra scienza e media è stato uno dei temi centrali del workshop tenuto ieri alla Casa del Cinema di Roma, nel cuore di Villa Borghese, da Nicoletta Iabonacci, famosa professionista della comunicazione che ha vissuto tra l’Italia, la Svizzera e gli Stati Uniti. Dopo anni di lavoro come giornalista prima e produttrice poi, la Iabonacci è tornata a studiare: sta conducendo un dottorato di ricerca proprio sul ruolo dei media nell’ecosistema transumano e ieri ha condiviso le sperimentazioni degli ultimi anni con gli studenti, i giovani produttori e i creativi presenti.

Partiamo dagli States. A Washington, è stata creata da poco una macchina che permette a una persona di muovere il corpo altrui. Basta che, il “manipolato” che il “manipolatore” indossino una sorta di cuffia, perché le due menti siano collegate: a questo punto uno dei due potrà far compiere all’altro gesti e movimenti, semplicemente pensando di volerli fare. Insomma il primo darà l’impulso al suo cervello di alzare il braccio, ma sarà il secondo a compiere l’azione.

Spostandoci in Gran Bretagna troviamo i primi prototipi di un software capace di individuare piccole linee del viso che l’occhio umano non può scorgere e che sono rivelatrici delle emozioni provate da una persona. Le piccole e tecnologiche telecamere create sono infatti in grado di capire se una persona è felice, triste, distratta, ecc, costituendo così uno strumento efficace per lo sviluppo del marketing. In un prossimo futuro, per esempio, sarà possibile programmare una smart tv (le televisioni collegate a internet) perché proponga dei contenuti diversi e personalizzati in base alle reazioni di ogni spettatore ai vari impulsi; oppure, lo stesso software, applicato su apparecchi come i Google Glass, consentirà a un comunicatore di ricevere una serie di informazioni sulla propria audience in base alle quali orientarsi sulal presentazione di un’offerta piuttosto che su un’altra.

D’altronde quello dei Google Glass, un apparecchio simile a un occhiale che permette di leggere informazioni e navigare su internet direttamente dalla lente davanti ai nostri occhi, è il futuro della comunicazione, secondo Nicoletta Iabonacci. Ci sono già prototipi più avanzati che permettono di controllare l’apparecchio con la propria mente, anziché tramite comandi vocali come accade ora; e non si dovrà attendere molto, ritiene la studiosa, perché arrivi una tecnologia ancora più concentrata: una sorta di lente a contatto che permetterà di vedere le informazioni senza il supporto tangibile dell’occhiale.

Non stupisce che queste sperimentazioni abbiano già fatto nascere un dibattito etico sulla legittimità di queste evoluzioni: in un mondo in cui, attraverso internet e i social network, il diritto di privacy è continuamente a rischio si può concepire che la nostra televisione possa “leggere” le nostre emozioni e proporci contenuti in base a ciò che proviamo in quel dato momento? Quanto ci vorrà perché una macchina che permette di far compiere azioni ad altre persone cada nelle mani sbagliate e si cominci a parlare di manipolazione?

Inoltre, durante la conferenza, emergono già due punti di vista opposti sullo sviluppo irrefrenabile della tecnologia: accanto a chi la approva e la sostiene c’è anche chi ritiene che una disponibilità tanto vasta di informazioni metta a rischio la nostra capacità di pensare, impigrendo il cervello. Già oggi abbiamo a disposizione tutto sui nostri smarthphone ed è difficile trovare qualcuno che ricordi a memoria un indirizzo o un numero di telefono. Tutto è accessibile, basta un clic. E sembra che in futuro non dovremo neanche sforzarci di capire se chi abbiamo davanti è interessato o meno a quanto stiamo dicendo: sarà una macchina dircelo. Troppa tecnologia ci porterà a fare un passo indietro o semplicemente ci farà adattare a una vita diversa, a un mondo in cui gli esseri umani saranno per la prima volta veramente consci della propria attività celebrale, potendo così migliorarla? Queste le domande che il mondo della scienza e dei media pone alla comunità, stimolandola a riflettere sul futuro.

Corinna Spirito

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