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Taxi, è ancora protesta
due miliardi la posta
nello scontro verso Uber

Continuano gli scioperi nelle città

degli autisti contro Milleproroghe

di Giulia Turco17 Febbraio 2017
17 Febbraio 2017

A Torino il servizio taxi ha ripreso regolarmente da ieri alle 17. A Napoli i tassisti sono in stato di agitazione ma garantiscono il servizio. Prosegue invece incessante la protesta a Milano, dove i tassisti stanno mettendo in atto uno sciopero spontaneo ad oltranza oltre ad assemblee davanti alla Stazione Centrale e agli aeroporti. Stessa situazione anche a Roma. Stamattina, come ieri, nei posteggi principali della città i tassisti sono presenti ma non prenderanno le corse, “garantendo solo – spiega uno di loro – i servizi in urgenza.

Interpellato sulla situazione nella Capitale, il sindacalista Nicola Di Giacobbe della Unica Cgil di Roma ha riferito: “Il ministro Delrio ha convocato i rappresentanti di categoria per martedì”, sottolineando l’invito rivolto ai colleghi a riprendere il servizio. “In base agli impegni concreti che il ministro prenderà martedì, decideremo il da farsi”, ha concluso.

Il caos che coinvolge da oltre 24 ore i trasporti delle città italiane ruota attorno all’emendamento inserito nel decreto Milleproroghe, a firma della senatrice Linda Lanzillotta, approvato ieri in Senato. Secondo l’emendamento slitterà al 31 dicembre 2017  il divieto di esercizio abusivo di servizio taxi e noleggio con conducente (Ncc). DI fatto, ciò significa che migliaia di autisti con licenza ottenuta fuori dal comune in cui lavorano, potranno esercitare ancora per almeno dieci mesi il servizio di piazza, allo stesso modo dei tassisti. In più, l’emendamento comporta che fino al 31 dicembre gli Ncc non abbiano più l’obbligo di tornare a rimessa una volta accompagnato il cliente.

Per le proteste di ieri l’autorità di garanzia ha accusato i tassisti di aver violato le norme sugli scioperi, sia per il mancato rispetto dell’obbligo di preavviso di dieci giorni, sia per la mancata predeterminazione della durata dell’astensione. Ma le voci dei tassisti non sembrano volersi placare. Da più di otto anni infatti si attende dal governo un piano di riorganizzazione complessivo del settore e si continua a sospendere, come in questo caso, l’applicazione delle norme introdotte nel 2008. “Siamo di fronte ad una vera deregulation del servizio di noleggio con conducente”, spiega Riccardo Cacchione, di Usb taxi (Unione sindacale di base). “L’emendamento spiana la strada a Uber”, ha aggiunto Alessandro Genovesi.

Uber è l’azienda internazionale di servizio automobilistico privato con sede a San Fransisco, campione nella sharing-economy mondiale. Il servizio offre noleggi di auto con conducente che vengono chiamate tramite un’apposita app dal cliente, che viene raggiunto dalla vettura più vicina e che può sapere in anticipo la tariffa per il suo percorso. I tassisti regolari temono Uber accusandola di concorrenza sleale. Pur svolgendo un servizio di noleggio con conducente infatti, funzionano come i taxi tradizionali. Lo sviluppo di Uber corrisponde alla nascita di un mercato nuovo, che appena cinque anni fa non esisteva. Ora questo mercato è maturo e produce ricchezza, ma in Italia risulta mal regolato. Nel complesso il mercato ddi concorrenza tra i conducenti vale almeno 2 miliardi di euro. Da una parte i 40 mila tassisti, pronti a difendere le loro licenze pagate a peso d’oro e oggi fortemente svalutate. Dall’altro gli 80 mila titolari di licenze Ncc, che cercano di farsi spazio, praticando tariffe stracciate e operando fuori dalle zone di competenza. E in molti casi facendo leva sulle nuove tecnologie e su app come Uber.

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