“Sulla Tav una decisione sarà presa entro venerdì”. Lo ha detto il vicepremier Luigi Di Maio durante un’intervista a Radio Rtl questa mattina. “Se qualcuno crede che sulla Tav possa cadere il governo si sbaglia”, spiega. “La nostra posizione è chiara e richiede una sintesi”.
Ma le parole di Di Maio non chiudono lo scontro all’interno del governo e all’interno del Movimento 5 Stelle. Ciò che più di tutto ha fatto traballare il governo è stato, inaspettatamente, l’ingresso del neo-eletto segretario del Pd, Nicola Zingaretti, nel dibattito sulla Tav. Come prima mossa, è andato a Torino a far da garante di un’opera che va fatta, sfidando così il leader leghista Salvini sul suo terreno, il Nord.
Se fino a qualche giorno fa la Lega avrebbe potuto mostrare qualche apertura per raggiungere un accordo salvavita per il governo, l’intervento di Zingaretti ha fatto arretrare il Carroccio sulle sue posizioni irremovibili di sempre: “La Tav si fa”. Punto e basta. Nessuna mini-Tav, nessun potenziamento del Fréjus, nessun ulteriore sviluppo della Genova-Ventimiglia.
Tutte proposte fatte nel tentativo di raggiungere una quadra, fondamentale per Conte che, ormai provato e a un passo dal mettersi metaforicamente in ginocchio con le mani giunte, invita i due scalmanati a impegnarsi “a non far cadere il governo, qualsiasi sarà la scelta finale”.
Tuttavia, ieri il premier si è dimostrato ottimista, una volta terminato il vertice con Di Maio e Salvini. “Per quanto riguarda la Tav, siamo in dirittura d’arrivo, nel percorso finale, quello politico. Oggi c’è stata la prima riunione politica, abbiamo iniziato l’analisi costi benefici. Domani sera riunione con i tecnici a oltranza. Credo una scelta entro venerdì”.
Evidentemente, queste parole non sono bastate a depotenziare i retroscena sui quali oggi molti giornali si sono esercitati. La prima notizia tra tutte riguarda le paventate dimissioni del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli. In ogni modo lo stesso ministro ha oggi smentito.
Fatto sta che, in mezzo ai due contendenti, c’è Conte. In ballo la posta è alta. Se Di Maio e Toninelli dicono sì alla Tav, c’è il rischio che il Movimento si spacchi, con un pezzo al governo e l’altro pezzo in piazza a partecipare ai cortei no Tav con Beppe Grillo.