(nella foto profughi a Tarvisio)
Saranno pure agli antipodi, saranno caratterizzate da paesaggi diametralmente opposti, ma Lampedusa e Tarvisio condividono lo stesso destino, quello, cioè, di essere crocevia sulle grandi rotte dell’immigrazione, una marittima e l’altra terrestre.
La storia di Lampedusa è già nota da parecchio tempo, quella di Tarvisio è salita alla ribalta nei giorni scorsi dopo l’allarme lanciato congiuntamente da Lega e Forza Italia relativo “all’invasione dei profughi”, cui è seguito l’annuncio di una manifestazione di dissenso che lo stesso Matteo Salvini guiderà a metà aprile. La situazione ha preoccupato anche la vicina Austria, che si è imposta per evitare un’eventuale apertura di un Centro Accoglienza in quella che viene ormai chiamata “la Lampedusa del nord”. Soprannome giustificato dall’ingente numero di profughi registrati nella regione, ben 1.870, uno ogni 656 residenti. Il Veneto, che ha quasi quattro volte la popolazione friulana, ha un numero di profughi di poco superiore.
Il problema, stando alle parole di Massimiliano Fedriga, capogruppo della Lega alla Camera dei deputati, è anche e soprattutto morale: «Mi chiedo come Renzi, Alfano e Serracchiani possano dormire sonni tranquilli mentre ci sono italiani che non hanno una casa e nemmeno i soldi per far mangiare i propri figli. Manifesteremo perché tutto questo è gravissimo e inaccettabile e crea una filiera opaca e non trasparente». Entrambi gli schieramenti si sono così scagliati contro il meccanismo degli appalti e degli appartamenti per i clandestini, richiedendo l’apertura di una commissione d’inchiesta che faccia luce su come vengono utilizzati i soldi. Il sistema dell’accoglienza, infatti, comporta una spesa notevole, circa 13 milioni di euro solo per il 2015, come quantificato dal capogruppo di Forza Italia, Riccardo Riccardi. «Oneri che contrastano con il momento di crisi che ha messo in ginocchio tanti concittadini», ha affermato Riccardi, che ha poi proseguito, definendo il sistema “un vero e proprio business”, un mestiere che vive «sul perdurante e straordinario afflusso di cittadini stranieri».
La gran parte dei richiedenti asilo presenti in Friuli arriva dai Paesi dell’Est attraverso il confine orientale, come ha dichiarato il prefetto di Gorizia, Vittorio Zappalorto. Il percorso affrontato dai profughi “friulani”, per certi versi, comporta più difficoltà e rischi rispetto a quello degli omologhi “siciliani”: sbarcano in Iran, raggiungono la Turchia, attraversano l’Ungheria e la Serbia, per giungere in Austria e in Slovenia. Entrano così a Tarvisio per poi finire a Gorizia, dove ha sede la commissione che esamina le loro richieste di asilo.
Ma nella regione non aleggia solo una sensazione di allarme e paura. A testimonianza di ciò, l’attività di volontariato avviata a Lignano Sabbiadoro da una sessantina di giovani profughi “ospiti” di alcune strutture alberghiere della piccola località balneare che si affaccia sull’Adriatico. Questi hanno sottoscritto un patto in cui si impegnano a pulire gratuitamente tratti di marciapiede vicini alla spiaggia per liberarli dalla sabbia, fino a fine aprile, mese della loro partenza. Paolo Ciubej, l’Assessore alle politiche sociali, ha espresso soddisfazione per il risultato raggiunto e ha ribadito che l’amministrazione comunale non ha sostenuto alcun impegno finanziario, se non quello di aver messo a disposizione dei volontari i materiali necessari per i lavori di pulizia.
Renato Paone