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Tangenti dall'Azerbaijan
a politici di tutta Europa
per quasi 3 miliardi di euro

Il Paese asiatico accusato di corruzione

per un dossier sui prigionieri politici

di Salvatore Tropea05 Settembre 2017
05 Settembre 2017

La classe politica dell’Azerbaijan e parte del Consiglio d’Europa rischiano di essere travolti da un’inchiesta su presunte tangenti che il Paese asiatico avrebbe destinato a numerosi politici europei affinché questi ultimi facessero pressioni per bocciare in seno al Consiglio d’Europa un dossier sui prigionieri politici detenuti in Azerbaijan.

L’ Azerbaijan, che dal 2001 è membro del Consiglio d’Europa, la principale organizzazione europea in difesa dei diritti umani, è accusato di aver utilizzato circa 2,9 miliardi di dollari attraverso una rete di società britanniche per pagare politici, sostenitori e lobbisti in tutta Europa. Secondo la relazione pubblicata dall’Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP), il fondo segreto, soprannominato Azerbaijani Laundromat (letteralmente “lavanderia azera”), ha funzionato per due anni fino al 2014 e, sebbene non sia chiara l’origine del denaro, il rapporto parla anche di «ampie prove della connessione con la famiglia del presidente Ilham Aliyev».

L’inchiesta su tali pratiche è stata istituita nel mese di luglio, dopo che i pm italiani di Milano avevano già indagato l’ex deputato dell’Udc Luca Volontè, con l’accusa di aver ricevuto una tangente da due milioni e 390mila euro dal governo azero proprio per manipolare e orientare, nel gennaio del 2013, la votazione del rapporto “Strasser” riguardante 85 prigionieri politici nel Paese caucasico e per dare sostengo politico al governo dell’Azerbaijan, pesantemente criticato per ripetute violazioni della democrazia e per aver imprigionato giornalisti e avversari politici.

Adesso, come riportato anche da The Guardian e dalla CNBC, il rapporto avrebbe rivelato un giro di soldi e corruzione molto più ampio e complesso, tanto da toccare anche la Danske Bank. Il denaro, infatti, prima di raggiungere le società di fondazione britannica, sarebbe passato attraverso un ramo estone della banca danese. La stessa banca ha ammesso di non fare abbastanza per monitorare le transazioni sospette.

Le indagini però non si sono concluse e lo stesso rapporto afferma che soltanto negli anni a venire si potrà completare il quadro completo di tutto il sistema incriminato.

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