Al via alla discussione alla Camera sul disegno di legge costituzionale per il taglio dei parlamentari, quarta e ultima lettura del provvedimento fortemente voluto dal Movimento 5 stelle. La giornata di oggi mette inoltre alla prova la tenuta dell’accordo fra le due forze di maggioranza. Se tutto andrà come previsto martedì si proseguirà con la votazione e gli eletti a Montecitorio saranno 400 invece di 630, mentre il Senato passerà da 315 a 200 eletti.
I capigruppo della maggioranza di Camera e Senato si riuniranno oggi pomeriggio alle 18 per la messa a punto del documento da presentare domani che dovrà indicare i contenuti e i tempi delle riforme che devono accompagnare il taglio dei parlamentari. Lo apprende l’Ansa da parlamentari della maggioranza.
La riduzione sarà effettiva dalla data del primo scioglimento delle Camere o dalla prima cessazione delle stesse successiva alla data di entrata in vigore della riforma costituzionale. Se la riforma sarà approvata con la maggioranza assoluta di 316 parlamentari, ci saranno tre mesi di tempo per chiedere un referendum. Cambierebbe anche il rapporto con l’elettorato, ci sarà un eletto ogni 151 mila abitanti alla Camera e un senatore ogni 302 mila. Cambiamenti anche per la circoscrizione Estero: entro 400 deputati e 200 senatori, i deputati eletti diventano otto, anziché 12, e quattro senatori invece che sei.
M5S, Pd, Leu e Italia viva dovrebbero esprimersi a favore. Forza Italia annuncia nell’Aula della Camera il suo voto a favore chiedendo però una riforma della legge elettorale. L’iter per la revisione del sistema elettorale potrebbe infatti prendere avvio entro l’anno, una prima bozza del documento è stata presentata nel pomeriggio del 3 ottobre alla Camera. Posizione diversa quella del capogruppo dem alla Camera Graziano Delrio ai microfoni di Radio24: “Il taglio dei parlamentari positivo se in un contesto di riforme che non crea squilibri. Così questa riforma rischia senza modifiche costituzionali di togliere rappresentanze a regioni e partiti, quindi crea uno squilibrio di democrazia”.
Per i pentastellati la misura produrrebbe un risparmio di circa 100 milioni all’anno, 500 ogni legislatura. Numeri ridimensionati quelli rilevati dall’Osservatorio dei Conti Pubblici, secondo il quale la misura farebbe risparmiare 57 milioni all’anno e 285 ogni legislatura.