“Il male, persino quando è banale, non è mai gratuito”. Oggi, in conferenza stampa, gli inquirenti hanno illustrato, presso il comando dei carabinieri di Frosinone, i dettagli delle indagini sull’omicidio di Emanuele Morganti, il ragazzo di venti anni picchiato a morte fuori da un locale ad Alatri, nella notte di due giorni fa. Il giovane è morto dopo 36 ore di agonia al Policlinico Umberto Primo di Roma.
Gli inquirenti fanno sapere che al momento ci sono sette indagati, compresi due ragazzi in stato di fermo, rintracciati nella giornata di ieri a Roma. In particolare uno dei due, che ha già precedenti penali, avrebbe usato un manganello ed un tubolare, non ancora rinvenuti, per inferire i colpi decisivi sulla vittima. Le indagini proseguono anche per accertare il movente di questo gesto; le persone fermate sono riconducibili ad ambienti delinquenziali della criminalità locale e non è escluso che queste persone abbiano agito in questa esplosione di violenza gratuita per affermare il proprio potere nella città. Non è confermata da alcun elemento l’ipotesi di una premeditazione, Emanuele infatti non apparteneva al giro di amicizia degli aggressori, che hanno reagito brutalmente dopo che il ragazzo ha difeso la sua fidanzata, oggetto di pesanti battute da parte di uno dei ragazzi del gruppo, forse ubriaco.
Oggi è prevista una giornata di lutto cittadino, per unirsi al dolore delle famiglia, voluta dal sindaco Giuseppe Morino che ha detto “Chi sa parli. Alatri non deve essere omertosa”. Dure le parole di alcuni ragazzi sui social: “otto contro uno…siete solo infami che non meritate di vivere… auguri per quello che passerete in galera..li certe cose ancora contano.. Ciao Emanuele RIP”. Anche la fidanzata scrive su Facebook parole di dolore, “non riesco ancora a realizzare tutto quello che è successo. non meritavi tutto questo, non hai fatto niente di male. Ricordo uno dei tuoi ultimi messaggi di venerdì pomeriggio: ti amo più di ogni altra cosa”.