PERUGIA – Una nuova pista potrebbe aprirsi sul giallo di Andrea Prospero, lo studente universitario di Lanciano trovato morto in un b&b lo scorso 29 gennaio. Un giovane, residente nella provincia di Roma, è agli arresti domiciliari con l’accusa di istigazione o aiuto al suicidio. Una svolta sopraggiunta a seguito di indagini sul web, coordinate dalla Procura di Perugia.
Ma nel mirino della Procura ci sarebbe un altro indagato. Durante la conferenza stampa in questura, il procuratore di Perugia Raffaele Cantone ha dichiarato che nella mattinata del 17 marzo è stata eseguita una perquisizione in Campania nei confronti di un giovane che potrebbe aver venduto oppiacei a Prospero. “Non risponde dello stesso reato (istigazione o aiuto al suicidio) perché lui non era in grado ovviamente di conoscere la ragione per la quale Prospero lo ha utilizzato”, spiega il magistrato.
Sotto esame della polizia le schede sim telefoniche e il computer che si trovavano nella stanza, al momento del decesso. Sono stati analizzati anche diversi farmaci e blister di benzodiazepina vuoti, rinvenuti di fianco al corpo. Secondo una prima ricostruzione infatti gli inquirenti avevano ipotizzato un eccessivo dosaggio come causa della morte. La posizione china sul portatile, in cui è stato ritrovato il corpo, infatti ha orientato le indagini verso un eventuale malore o un atto suicida, anche perché non erano stati rilevati segni di violenza. Un primo tassello di un’indagine complicata “ tutta fatta utilizzando i dati presenti sui cellulari e gli apparati informatici”, spiega il procuratore.
La vicenda
Originario di Lanciano, in provincia di Chieti, Prospero frequentava la facoltà di Informatica all’Università degli studi di Perugia. Proprio nel capoluogo umbro su un letto di una camera in affitto del centro storico, vicino all’ostello dove prima alloggiava, è stato rinvenuto il suo corpo senza vita.
Ad infittire la trama del giallo era stato anche il ritrovamento nel monolocale di 60 sim telefoniche, carte di credito, 5 cellulari e un portatile comprato online. Al giovane erano anche associati due profili Telegram, che sarebbero stati aperti e utilizzati anche dopo la sua morte. Attrezzature degne di un hacker esperto, che non coincide con il profilo di un giovane universitario, e con l’immagine descritta da amici e parenti.
Durante un’intervista lo scorso febbraio, i familiari avevano dichiarato di non credere all’ipotesi del suicidio. “Nostro figlio è stato ucciso”. Era stata l’accusa dei genitori. “Non ha mai dato segnali. Voleva studiare”, ha dichiarato il padre. Secondo la testimonianza di un amico della vittima, Prospero potrebbe esser stato manipolato da “qualcuno molto più grande di lui o da qualche organizzazione”