Alessandro Solinas ha trentuno anni, da uno è un consigliere regionale della Sardegna. È stato eletto il 24 febbraio del 2019 tra le fila del MoVimento 5 Stelle. L’abbiamo intervistato per capire meglio come funziona l’Associazione Rousseau e cosa ne pensa del futuro del suo partito.
Sulla Stampa, qualche giorno fa, Ilario Lombardo ha svelato un retroscena sul MoVimento 5 Stelle. Secondo il giornalista, che ha sentito un parlamentare pentastellato, si sta lavorando a un documento, da presentare agli Stati generali di aprile, secondo cui si vorrebbe inglobare l’Associazione Rousseau all’interno del MoVimento, per sottrarla di fatto al controllo di Casaleggio. Quanto c’è di vero secondo lei?
«Non ne ho idea, non ho mai sentito dell’esistenza di questo documento. Il malcontento c’è ed è stato manifestato, ma non certamente da me».
Come si pone nei confronti della piattaforma di democrazia diretta del figlio del guru?
«Io, il modello Rousseau, il modello della democrazia partecipata che Rousseau consente di attuare e che si può, di fatto, attuare solo attraverso una piattaforma informatica, lo condivido. La democrazia è partecipazione, non è più solo delegare le decisioni a un politico ciclicamente, ma partecipare al processo decisionale. La democrazia partecipata è un valore ed è un’evoluzione del metodo democratico, in cui io e altri milioni di persone credono».
Ci sono dei problemi legati alla piattaforma Rousseau, per esempio la profilazione degli utenti.
«Qualsiasi dato venga o si possa raccogliere su Rousseau è un’informazione che la persona accetta di fornire, quindi non c’è nessun tipo di raccolta di dati fraudolenta. Il motivo per cui è stata creata la piattaforma non è quello di conoscere la preferenza di una determinata persona, ma solo il modo in cui può esprimerla. I dati comunque sono raccolti in tutti i modi che la legge prescrive e in maniera sicura».
Sempre nel pezzo di Lombardo, si legge che chi più partecipa a eventi, voti sulla piattaforma Rousseau, più possibilità ha di essere eletto tra le fila dei Cinque Stelle. Secondo lei è corretto? Non sarebbe meglio basarsi su requisiti di merito e non su partecipazioni a eventi?
«La questione dei badge non si basa solamente sulla presenza fisica di una persona a un evento o sull’attività che viene portata avanti online, la visibilità che ti viene data attraverso i badge deriva anche dall’intensità dell’attività politica. Tutte le cose che io faccio vengono inserite nella piattaforma: disegni di legge, atti. Tra i vari moduli, poi, ci sono quelli dedicati alla formazione. Questo permette ai cittadini di conoscere meglio chi si andrà a votare».
Come avvengono, per voi consiglieri regionali, le restituzioni?
«Lo stipendio di un consigliere regionale sardo si aggira intorno agli 8mila euro. Di questi, teniamo per noi 3250 euro, come i parlamentari. Per la parte restante: 300 euro li diamo alla piattaforma Rousseau, mentre ciò che rimane dalle varie spese, che vengono puntualmente rendicontate sulla piattaforma, li dobbiamo restituire. Tutti questi rimborsi serviranno per finanziare dei progetti, nel nostro caso nella regione Sardegna».
E i 300 euro per l’Associazione Rousseau a cosa servono?
«Servono finanziare il funzionamento della piattaforma e dello ‘Scudo della rete’».
Sono donazioni? Vi viene rilasciata una ricevuta?
«Sì, si tratta di donazioni volontarie, effettuate tramite bonifico bancario: non c’è niente di segreto. È una cosa che io ho accettato per la candidatura».
Cosa ne sarà del MoVimento 5 Stelle? Le elezioni in Emilia-Romagna e Calabria sono state una mazzata non indifferente, come anche il passo indietro di Luigi Di Maio da capo politico del partito, come ci si sta muovendo?
«È innegabile che si stia vivendo un momento di difficoltà. Io al MoVimento ci credo, mi sto dedicando alla politica perché ci credo, credo nella maniera in cui si esplica. Nel momento in cui si percepisce un minimo di confusione è giusto fermarsi a capire da che parte andare e come andarci, lo stesso ragionamento che ha fatto Luigi Di Maio».