Continua il mistero del bombardamento israeliano in Sudan. Mercoledì scorso quattro aerei droni avrebbero attaccato una fabbrica d’armi del paese africano, nei pressi di Khartum. L’attacco, avvenuto nella notte, avrebbe provocato ingenti danni agli stabilimenti d’armi del governo e secondo fonti locali i morti sarebbero almeno due. Testimoni parlano di un blackout e di violente esplosioni che avrebbe portato a una vera e propria pioggia di detriti e ciottoli in tutta la zona. Delle foto satellitari rilasciate dall’agenzia statunitense Associated Press sembrerebbero confermare queste indiscrezioni.
I giornali di Tel Aviv non citano l’episodio, e un primo comunicato ufficiale sudanese aveva inizialmente attribuito le esplosioni ad un incidente per poi tornare sui suoi passi e cambiare versione dell’accaduto.
A gettare benzina sul fuoco è stato il presidente sudanese Omar Bashir che ha puntato il dito contro lo stato ebraico dichiarando che adesso il Sudan “farà passi contro gli interessi israeliani, in quanto essi sono diventati bersagli legittimi”.
I PRECEDENTI Israele aveva già compiuto un’azione a lunga distanza. Nel 1985 gli aerei di Tel Aviv avevano colpito il quartiere generale dell OLP che aveva sede in Tunisia. Gli F15 israeliani avevano percorso più di4000 km.
LE CAUSE – Israele avrebbe attaccato il Sudan per diversi motivi. Il paese africano ha stretti rapporti con l’Iran e potrebbe produrre armi per conto di Teheran. Oppure Israele avrebbe deciso di mostrare i denti e un raid aereo di questo genere potrebbe intimorire le armate di Ahmadinejhad. Tuttavia anche Israele deve fare i conti con i suoi avversari. La difesa aerea di Terhan è molto più preparata di quella sudanese e forse l’Iran non aspetta altro che una provocazione per potere scatenare la sua potenza bellica.