Il filone noir, legato alla criminalità, è di nuovo al centro di un’importante serie televisiva italiana. Prima c’è stato Romanzo Criminale, nel 2008, da libro a film, da film a serie tv. Poi è arrivato il turno di Gomorra, nel 2014. Ora sarà Suburra a passare dal grande al piccolo schermo, diventando il primo prodotto interamente made in Italy prodotto da Netflix. Dieci episodi diretti da Michele Placido, Andrea Molaioli e Giuseppe Capotondi, che racconteranno le vicende dei protagonisti prima di quelle narrate nel film di Stefano Sollima.
Ragazzi giovani, con traumi familiari alle spalle, che si affacciano al mondo della criminalità senza ancora capirne a fondo le dinamiche e i giochi di potere. Come Aureliano, il personaggio che Alessandro Borghi aveva già interpretato nel film e di cui ora torna a rivestire i panni nella serie. «Ho dovuto smontare il personaggio del film di Sollima e ricostruirne un altro meno consapevole del concetto di potere e di come maneggiarlo, visto che quello nella serie è molto più giovane e inesperto, oltre che inserito in dinamiche familiari». Gli altri due protagonisti invece, Spadino e Lele, sono interpretati da Eduardo Valdarnini e Giacomo Ferrara.
Si dice soddisfatto Michele Placido, probabilmente uno dei precursori, a suo modo, di questo genere televisivo: «Nella Piovra di Damiano Damiani si parlava di mafia e della Roma che, già a quei tempi, ne era stata contagiata. Si lavorava in Rai e poteva succedere che, durante le riprese, arrivasse la telefonata del funzionario che chiedeva di non girare quella determinata scena. Qui a Netflix la censura non esiste, c’è molta più libertà, sia nel dire sia nel fare».