Una talpa avrebbe avvisato la Juventus che sull’esame pilotato del calciatore Luis Suarez c’era un’inchiesta in corso. E la dirigenza bianconera, quindi, avrebbe rinunciato al tesseramento del calciatore uruguaiano. A sostenerlo la Procura di Perugia, per cui “sussiste il fondato dubbio che i rappresentanti della Juventus abbiano potuto avere contezza, tra l’8 e il 14 settembre, di indagini in atto” sull’esame di Suarez.
Ma la società calcistica di Torino smentisce la ricostruzione della Procura. I dirigenti bianconeri hanno, infatti, ammesso di essersi tenuti in contatto con il ministero degli Interni, ma per un problema legato alla tempistica per ottenere la cittadinanza. Il calciomercato 2020 si chiudeva lunedì 5 ottobre e per quella data Suarez avrebbe dovuto ottenere la cittadinanza italiana per potere essere tesserato.
Proprio la scadenza di inizio ottobre ha innescato la principale guerra di interpretazione tra la Juventus e i magistrati umbri. La Procura fa riferimento a quanto riferito dal prefetto Rosanna Rabuano, persona contattata dal club torinese per capire le tempistiche per ottenere la cittadinanza: “Dietro segnalazione di urgenza, la pratica poteva essere perfezionata anche a ottobre”.
Ma proprio questa dichiarazione è usata dalla Juventus per smentire le ipotesi dei magistrati di Perugia. Suarez “poteva”, forse, diventare cittadino italiano in tempo utile, ma senza alcuna certezza. Rabuano, infatti, non avrebbe garantito il rispetto della tassativa scadenza. Così, secondo la versione del club bianconero, il direttore sportivo juventino Fabio Paratici, per non rimanere senza attaccanti, avrebbe deciso di puntare sul centravanti Edin Dzeko, rinunciando a Suarez.
La Procura, intanto, continua a cercare la talpa, ma soprattutto la prova di una eventuale corruzione dei vertici dell’Università per stranieri di Perugia da parte della Juventus. Senza prove, infatti, la società bianconera può dormire sonni tranquilli.