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HomeCronaca Stupri Firenze: carabinieri mentirono alla centrale. “Arma parte lesa”

I due carabinieri mentirono
la centrale era all'oscuro
"L'Arma è parte lesa"

Firenze, lo stupro delle studentesse

attesa per il secondo interrogatorio

di Luisa Vittoria Amen12 Settembre 2017
12 Settembre 2017

Nessuno dei due carabinieri indagati per lo stupro di Firenze aveva fatto il minimo accenno ai superiori su quanto avvenuto quella notte, né alla centrale operativa era stata comunicata la decisione di far salire le due ragazze sulla macchina di servizio per scortarle a casa come invece prevede la procedura. I due militari accusati per lo stupro delle due studentesse americane dovranno quindi rispondere anche in sede di giustizia militare delle accuse di peculato e violata consegna. Dovranno giustificare anche la decisione di entrare nel palazzo dove le giovani abitavano, lasciando peraltro l’auto di servizio parcheggiata fuori e perciò incustodita. Tutti elementi che potrebbero accelerare la loro espulsione. «L’Arma in questa vicenda è parte lesa e fin dal primo momento i carabinieri hanno partecipato attivamente e con determinazione alle indagini che sono state affidate alla polizia», ha dichiarato il procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo.

Anche dal punto di vista della giustizia ordinaria, la posizione dei due carabinieri si complica ancora di più. Potrebbe essere ascoltato nelle prossime ore il secondo carabiniere indagato. Se non si presenterà spontaneamente negli uffici della procura accompagnato da un legale, sarà convocato dagli inquirenti. Il suo collega più anziano invece, è già stato ascoltato dal procuratore  Giuseppe Creazzo, al quale ha dichiarato di “non sapere cosa mi sia successo quella notte”.

In attesa dei risultati delle analisi biologiche rinvenute nell’androne del palazzo si attendono anche quelle sugli indumenti delle due ragazze. Anche lo stato di alterazione delle due ragazze dovrà essere determinato con precisione: grazie a delle specifiche tabelle si riuscirà a risalire all’esatto tasso alcolico presente nel sangue delle due giovani tre ore prima del loro arrivo in ospedale, in modo da accertare la loro incapacità di difendersi.

Un’indagine che rischia di scoperchiare un vaso di Pandora: data la complicità tra i due colleghi, che hanno commesso queste violazioni delle regole ben consci di potersi fidare l’uno dell’altro. Andrà ora accertata l’esistenza o meno di una sorta di “rete di complicità” che potrebbe aver coperto casi simili in precedenza. Attesa per questo la convocazione di altri 4 carabinieri presenti quella sera davanti alla discoteca Flo, dove le due ragazze avevano trascorso la serata.

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