La curva di morti per Coronavirus in Italia è molto simile a quella della Cina. Se il trend dovesse confermarsi nei prossimi giorni, si stima che nel nostro Paese il numero di decessi dovrebbe raggiungere lo zero l’8 maggio. Sono le previsioni di uno studio da William Pike e Vikas Saini, professori del Dipartimento di Ingegneria Elettronica dell’Imperial College di Londra.
Il report analizza il numero di morti in otto paesi (Italia, Spagna, Francia, Stati Uniti, Regno Unito, Olanda, Germania e Corea del Sud) mettendolo in relazione con quando i rispettivi governi hanno messo in atto le misure di distanziamento sociale e provando a prevedere l’andamento dei decessi dovuti all’epidemia nei prossimi giorni. Per completare il calcolo, i dati vengono paragonati con i numeri della Cina e la data di chiusura delle attività a Wuhan, il 21 gennaio.
I due professori hanno osservato come in Cina “il tasso di mortalità è sceso da un iniziale 50% a numeri prossimi allo zero dopo 30 giorni dall’annuncio del lockdown”. “L’Italia – prosegue lo studio – segue da vicino la traiettoria nei primi 15 giorni dopo l’annuncio della chiusura totale dell’8 marzo”. Altri paesi come la Spagna o la Francia seguono la curva cinese, ma hanno imposto in ritardo le misure di contenimento. La Corea del Sud conta circa 103 morti giornaliere, al di sotto della stima di 130 previste dal calcolo in questi giorni. Questo anche per la tempestività d’intervento del governo locale.
Per l’Italia lo studio prevedeva circa mille morti giornaliere nei giorni appena trascorsi. Non siamo mai arrivati a questa soglia, ma i dati non si discostano di molto.
“In sintesi – conclude lo studio – questa analisi mostra come adottare per tempo le misure restrittive sia più efficace di quanto queste siano limitanti”.
“Ma le previsioni non sono sempre attendibili”, dice a Lumsanews Silvia Bencivelli, giornalista scientifica, medico e conduttrice radiotelevisiva. “In questi tempi – aggiunge – sono usciti circa 50 mila articoli sul Coronavirus, non tutti pubblicati o rivisti da altri scienziati. Sembra che chiunque sappia usare una calcolatrice adesso stia provando a fare previsioni sul contagio, ma l’epidemiologia non è soltanto numeri”. Questo perché le variabili in gioco sono tante. “Se ad esempio gli Stati Uniti decidessero di chiudere lo spazio aereo, manderebbero all’aria tutti i calcoli. Non c’è omogeneità, ogni regione tedesca opera diversamente. Poco fa sentivo in radio che i frontalieri Italiani continuano ad andare in Svizzera”.
Sull’attendibilità dello studio, restano alcune perplessità: “Molti giocano con modelli matematici. William Pike (l’autore della ricerca, ndr) ad esempio si occupa di Marte. Con questo non dico che non possa parlare di Coronavirus, ma questo studio, come tanti altri, va preso per quello che è. Il rischio è che molti che non sapevano niente continuino a non sapere niente, ma decidono di provare a volercelo spiegare.”