Stretta sulle pensioni nella legge di Bilancio che divide la maggioranza. Aumenta l’età per l’uscita anticipata e diminuisce l’assegno. Novità per i giovani e i lavoratori discontinui. La riforma del governo arriva per mettere un freno all’aumento dei costi del sistema pensionistico. Rispetto al 2021, il numero di prestazioni è aumentato dello 0,06% con una spesa annuale che è cresciuta del 2,9%.
Pensioni: arriva quota 104
Sparisce quota 103 che verrà mantenuta solo per coloro che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre (ossia almeno 62 anni di età e 41 di contributi). Dal primo gennaio 2024 ci sarà il passaggio a quota 104, che vede però una penalizzazione dell’importo fino al 4%.
Il nodo dei millennial
Novità anche per i millennial e per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 che quindi ricade completamente nel sistema contributivo. Le regole attuali prevedono un’uscita anticipata dal mercato del lavoro a 67 anni, con 20 di contributi solo se si è maturato un importo pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale (pari a 775 euro). Il governo ha abbassato la soglia a una volta l’assegno sociale, portando quindi la cifra a 503 euro. Per sostenere la spesa nel medio lungo periodo si prevede di alzare la soglia per l’uscita a 64 anni, per la quale si dovrebbero maturare almeno 3,3 volte l’assegno sociale anziché 2,8.
Opzione donna
Nuova stretta anche per Opzione donna per cui l’accesso viene aumentato di un anno, portando a 61 l’età minima. Potranno usarlo le donne nate fino al 1963 che hanno almeno 35 anni di contributi nel 2023 e quindi hanno cominciato a lavorare almeno dal 1988 ricalcolando tutto l’importo con il metodo contributivo.
I lavoratori discontinui
Misure a favore anche dei lavoratori discontinui. Per il biennio 2024-2025, coloro che hanno cominciato a versare dal 1996 (e sono quindi interamente nel regime contributivo) possono riscattare, in tutto o in parte, i periodi di vuoto contributivo fino a un massimo di cinque anni parificandoli a periodi di lavoro. Il versamento si può fare al massimo in 120 rate mensili senza interessi.
Pensioni: l’adeguamento inflazione
Le pensioni fino a quattro volte il minimo verranno rivalutate al 100% rispetto all’inflazione, mentre quelle tra il 4 e 5 volte il minimo avranno una rivalutazione pari al 90% (contro l’85% della precedente legge). Chi invece ha una pensione superiore a 10 volte il minimo, sopra cioè i 3760 euro netti al mese avrà una rivalutazione del 22% anziché del 32.