Sono state tre le vittime della sparatoria di ieri al Tribunale di Milano, ma sarebbero potute essere di più: era Carvico, nel Bergamasco, la meta successiva di Claudio Giardiello, l’imprenditore di Brugherio autore della strage. Lì Giardiello avrebbe voluto ammazzare anche Massimo D’Anzuoni, suo ex socio, ma è stato fermato dai carabinieri a Vimercate, a una trentina di chilometri dal capoluogo lombardo, dopo una fuga in moto durata quasi un’ora. Il bilancio della giornata di terrore al Palazzo di Giustizia rimane comunque pesantissimo: a fare le spese della furia omicida di Giardiello, imputato di bancarotta fraudolenta, sono stati il giudice fallimentare Ferdinando Ciampi, il giovane avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani e il coimputato Giorgio Erba, socio con Giardiello della fallita Immobiliare Magenta. È in ospedale in condizioni gravissime un terzo socio e nipote del killer, Davide Limongelli. Smentita invece la notizia, circolata insistentemente in giornata, di una quarta vittima deceduta per malore.
La dinamica della sparatoria. Giardiello è entrato in tribunale dall’ingresso di via Manara, riservato agli avvocati, esibendo un tesserino falso ed evitando perciò i controlli. Nell’aula del terzo piano dove si celebrava il processo a suo carico si è prima seduto sui banchi riservati al pubblico, poi ha estratto la pistola – regolarmente denunciata – e ha sparato prima a Limongelli, poi ad Appiani, suo ex legale e testimone nell’udienza, e a Erba. Secondo le prime ricostruzioni, un altro obiettivo del killer sarebbe potuto essere il pm Luigi Orsi, rappresentante dell’accusa, che però è riuscito a ripararsi rannicchiandosi a terra: nella traiettoria dei proiettili si sarebbe invece trovato l’avvocato Appiani. Giardiello è quindi sceso al secondo piano, senza che nessuno lo fermasse. Sulle scale ha incontrato un suo ex creditore, il commercialista Stefano Verna, e ha fatto fuoco anche su di lui, ferendolo alle gambe in maniera non grave. Infine l’ingresso nello studio del giudice Ciampi, a cui ha sparato mentre questo era ancora seduto alla scrivania. Settantacinque anni, il magistrato sarebbe andato in pensione a dicembre.
Polemiche per la sicurezza. A meno di un mese dall’inaugurazione di Expo, la tragica giornata di Milano suscita gravi interrogativi sulla reale preparazione della città ad affrontare un evento di mesi, con milioni di visitatori in arrivo da tutto il mondo, almeno dal punto di vista dei controlli: anche perché la società privata che ha in appalto la sorveglianza del Tribunale è proprio la stessa che ha vinto l’incarico per l’Esposizione Universale. Ironia della sorte, mentre Giardiello impazzava con la sua calibro 7.65 nella cittadella giudiziaria, in prefettura era in corso la riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica in vista di Expo, a cui stava prendendo parte il ministro Angelino Alfano e che è stata immediatamente sospesa. Al vertice era presente anche il governatore della Lombardia Roberto Maroni: “Mi auguro – è stato il suo commento a caldo – che, soprattutto in vista di Expo, dove i rischi aumentano, si faccia tutto quello che serve per garantire la sicurezza dei cittadini, il governo deve garantire le risorse promesse”. Polemiche sulla sicurezza sono venute anche da esponenti del centro-destra (come l’ex vicesindaco Riccardo De Corato), di Sel (come il deputato Daniele Farina) e dei sindacati, mentre la Codacons ha proposto di valutare l’ipotesi di annullare la manifestazione.
Anna Bigano