Fu Cosa Nostra; “solo” Cosa Nostra. La strage di Capaci, dopo vent’anni, si arricchisce di nuovi e ulteriori dettagli. Individuato il commando che procurò e preparò l’esplosivo che fece saltare in aria Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta. La direzione investigativa antimafia ha arrestato oggi otto persone. Tra loro anche il capomafia Salvo Madonia, reggente della influente famiglia palermitana dei Resuttana e ritenuto tra i mandanti dell’attentato e altri fedelissimi del boss di Brancaccio, Giuseppe Graviano.Gli arresti. A fare i loro nomi Gaspare Spatuzza, l’ultimo pentito di mafia, fondamentale per scoperchiare il vaso contente gli ultimi segreti di una delle pagine più oscure della storia recente del nostro Paese. Vent’anni segnati da verità uscite con il contagocce che arrivano, oggi, a un punto di svolta. I destinatari dei provvedimenti di custodia cautelare emessi dal gip di Caltanissetta, Francesco Lauricella, su richiesta della direzione distrettuale antimafia diretta dal procuratore Sergio Lari sono, oltre Madonia: Giuseppe Barranca, Cristofaro Cannella, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello, vicini a Graviano (l’uomo dietro tutte le stragi di mafia del biennio nero ’92-’93); tutti già detenuti da tempo in regime di carcere duro con condanne per omicidi e reati di mafia.
L’uomo dell’esplosivo. L’ottavo arresto riguarda Cosimo D’amato, il pescatore palermitano arrestato nel novembre scorso su ordine per aver fornito l’esplosivo utilizzato negli attentati agli edifici storici di Roma, Firenze e Milano del 1993. Per i giudici, anche nel caso di Capaci, sarebbe stato lui a consegnare alle cosche il tritolo, recuperandolo da residui bellici che si trovavano in mare.
Verso la parola fine. Dai loro interrogatori, ora, i giudici sperano di disegnare l’ultimo tassello che ricostruisca definitivamente quanto accaduto quel 23 maggio 1992, quando nel tratto di autostrada che collega l’aeroporto di Punta Raisi a Palermo il giudice Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta rimasero uccisi sotto l’onda d’urto generata da circa 500kg di tritolo. Fino a ieri si conoscevano solo i mandanti (12 persone condannate in via definitiva) e chi materialmente azionò il dispositivo (Giovanni Brusca), oggi si sa chi concretamente preparò l’esplosivo. Un passaggio fondamentale che ha, come affermano gli inquirenti «squarciato il velo d’ombra nel quale erano rimasti alcuni personaggi sinora appena sfiorati dall’eccidio di Capaci».
Marcello Gelardini