Stefania Pozio è responsabile nazionale dei gruppi di lavoro che predispongono le prove nazionali Invalsi di matematica per la scuola primaria e secondaria. Collabora per le indagini internazionali Ocse-Pisa, il cui report 2022 è stato recentemente pubblicato.
I dati del report Ocse-Pisa 2022 hanno messo in luce importanti carenze del nostro Paese.
“L’Italia è calata di nuovo nel punteggio relativo alle competenze matematiche ma, per la prima volta, è in linea con i risultati dei paesi Ocse. Questo perché anche i paesi Ocse hanno avuto un calo importante negli ultimi dieci anni, soprattutto nelle competenze matematiche. L’Italia, in ogni caso, si trova in buona compagnia: il punteggio medio dell’Ocse è di 472 punti, qui abbiamo raggiunto quota 471”.
Tra le cause principali di questo calo sembra esserci il Covid. Ma è così?
“La prima cosa che viene in mente a tutti è proprio la pandemia. I dati, però, sono tutti da verificare: il Covid è solo una delle tante cause che, negli ultimi dieci anni, può parzialmente giustificare un calo di questo genere. Senza dati certi però possiamo basarci solo su supposizioni e ipotesi. Il Covid è stato sicuramente un fattore che ha rallentato tutti i paesi dell’area Ocse e non Ocse, ma nessuno può dire con certezza che il calo è da imputare esclusivamente alla pandemia”.
I risultati raccolti, dunque, potrebbero ancora variare nei prossimi anni?
“È importante sottolineare un elemento: per quanti anni ancora si avvertiranno degli effetti? I ragazzi che hanno partecipato al Pisa 2022 sono quelli che hanno perso la terza media. Nel passaggio dalla terza media alla scuola superiore, a causa della pandemia, si sono trovati senza scuola: questo fattore ha sicuramente creato disagio”.
Chi ha raggiunto i migliori risultati? Dove si colloca l’Italia?
“Singapore raggiunge nel 92% dei casi il livello base, insieme a Macao. Il Giappone arriva all’88%, Taipei all’85%. L’Italia è al 70%. La media Ocse è del 69%: anche in questo caso siamo in buona compagnia. Il vero problema dell’Italia sono gli squilibri territoriali. Nel Sud e nelle isole siamo a poco più del 50% che raggiunge il livello base, nel Nord-Ovest e NordEst siamo all’82%. Il divario cresce ancora di più se parliamo delle varie tipologie di istruzione: nei licei abbiamo l’81% degli studenti che raggiunge il livello base, negli istituti professionali solo il 39%. Una situazione preoccupante, che però va avanti da anni”.