Un grande applauso dei sacerdoti della diocesi ha accolto Benedetto XVI al suo ingresso nell’Aula Paolo VI per l’incontro col clero romano, l’ultimo del pontificato. “Grazie a voi, grazie per il vostro affetto, per il grandissimo amore per il Papa. Anche se mi ritiro adesso, sono sempre vicino in preghiera a tutti voi e voi sarete vicini a me anche se rimango nascosto per il mondo”.
Molti prelati hanno mostrato visi commossi, anche rigati dalle lacrime per le sue toccanti parole. “Padre santo – ha detto nel suo saluto il cardinal Vallini, anch’egli con voce rotta dalla commozione -, nel corso di questi anni lei ci ha sempre chiesto di accompagnarla con la preghiera e in questi giorni difficili la richiesta è diventata più pressante”. A nome dei sacerdoti di Roma, ha aggiunto il vicario, “che al Papa vogliono davvero bene che ci impegniamo a pregare ancora di più per lei”. Nell’omelia delle celebrazione del Mercoledì delle Ceneri, il Papa dimissionario ha rilevato con amarezza come “il volto della Chiesa venga, a volte, deturpato”. Benedetto XVI si è soffermato molto sul tema dell’unità della comunità dei credenti, prendendo spunto dall’invito biblico: “Radunate il popolo, indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo”. “La dimensione comunitaria – ha spiegato – è un elemento essenziale nella fede e nella vita cristiana. Cristo è venuto per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi”. “Penso in particolare – ha confidato – alle colpe contro l’unità della Chiesa, alle divisioni nel corpo ecclesiale”. “Vivere la Quaresimain una più intensa ed evidente comunione ecclesiale, superando individualismi e rivalità, è – ha concluso il Pontefice – un segno umile e prezioso per coloro che sono lontani dalla fede o indifferenti”. Parole che vengono confermate da “L’Osservatore Romano” nell’editoriale del direttore Giovanni Maria Vian: “C’è un Concilio virtuale, veicolato dai media e costruito secondo categorie politiche estranee alla fede, che in questi cinquant’anni ha provocato non pochi problemi e difficoltà alla Chiesa. E che ora sta lasciando il posto al vero Concilio dei padri, la cui forza spirituale costituisce il motore dell’autentico rinnovamento ecclesiale”.
Il Conclave. L’unica certezza sembra essere l’addio del Papa. Per il resto, le convinzioni sono poche in Vaticano. Non si sa come Benedetto XVI verrà chiamato dopo le dimissioni, non si sa di che colore vestirà, non si sa come e quando verranno sigillati i suoi appartamenti. E anche sul Conclave che eleggerà il suo successore, sono più le supposizioni che le sicurezze. Una previsione, però, sta prendendo corpo, ed è quella che il Conclave, che dovrebbe aprirsi dopo la metà di marzo, non sarà breve. “Non credo che sarà un conclave rapido come quello del 2005”, ha detto il cardinale sudafricano Wilfried Fox Napier, 71 anni, francescano, il primo a dare voce apertamente a questa ipotesi. “Chiunque verrà eletto dovrà completare la purificazione della Chiesa avviata da Benedetto XVI. Tra i motivi che spingono a ipotizzare un Conclave lungo c’è innanzitutto lo choc provocato dalla rinuncia di Benedetto XVI. Una sorpresa che avrà bisogno di tempo per essere assorbita. Una scelta che ha fatto precipitare il lento avvicinamento, in corso da tempo sotto traccia, alla sua successione. Ma c’è anche una questione procedurale. Dal prossimo Conclave, infatti, entrerà in vigore una nuova “legge elettorale” promulgata proprio da Benedetto XVI. Giovanni Paolo II aveva abolito il voto per acclamazione e introdotto lo scrutinio segreto. Temeva che, con il voto palese, qualche porporato votasse contro coscienza. Per controbilanciare, però, il rischio che questa novità provocasse lo stallo, introdusse altre due novità. La prima è che dopo 21 scruitini si passasse al ballottaggio tra i due più votati. La seconda è che, sempre dopo 21 “fumate nere”, il quorum passasse dalla maggioranza qualificata di due terzi alla maggioranza assoluta del cinquanta per cento più uno. Benedetto XVI volle cambiare ciò nel 2007. Infatti, intuiva che le norme introdotte dal suo predecessore rischiavano di provocare l’elezione di un Pontefice con una maggioranza risicata. Ratzinger, allora, ha stabilito che, anche dopo il ventunesimo scrutinio, la maggioranza rimanesse di due terzi. I cardinali non usciranno dalla Cappella Sistina finché non avranno trovato un compromesso su un candidato che raccolga ampi consensi. Ma questa opzione richiede tempo. E il Conclave potrebbe prolungarsi.
Nuova nomina per lo Ior. Ernst Von Freyberg, avvocato di naizonalità tedesca è stato nominato presidente dello Ior. Una scelta che si pone in sintonia con il clima di “rinnovamento” promosso da Bendetto XVI nell’ultima messa di quaresima.
Mariangela Cossu