A Roma non è solo l’Olimpico dei grandi concerti a infiammarsi con l’arrivo della stagione estiva. Lo scorso 31 maggio lo stadio romano ha ospitato il cantante Luciano Ligabue per la seconda data del Mondovisione Tour prevista nella capitale. Sessantamila i fan che, alla fine del concerto, si sono trovati davanti a un secondo (scontato ma comunque sconcertante) spettacolo: strade bloccate, autobus inesistenti, traffico in tilt e servizio taxi inutilizzabile. Viale dello stadio Olimpico alle 23 e 50 di sabato 31 maggio era un fiume indistinto di gente disorientata, bloccata davanti alle paline gialle nella speranza di riuscire a prendere l’ultimo autobus prima dell’interruzione del servizio Atac (Azienda per la mobilità della capitale) prevista per mezzanotte.
I più audaci hanno attraversato il Ponte Duca D’Aosta in direzione Piazza Mancini, nel tentativo di prendere gli ultimi mezzi che avrebbero dovuto portare a piazza del Popolo ma nulla da fare: passo d’uomo obbligato, fra camion bar, venditori di porchetta e bancarelle abusive di gadget del cantante di Correggio a sbarrare il passaggio a tutti, anche a chi del concerto non aveva voglia di “subirne” né le note né i disagi. Ai fan che nella capitale erano venuti solo per assistere allo spettacolo del cantante, un’amara rivelazione: nessun vigile a cui chiedere un’indicazione, mezzi di superficie segnalati come “in arrivo” ma inesistenti, nessun modo per raggiungere con Atac il centro della città. A Roma non è una novità vedere intere fila di persone che, dopo un grande evento, un concerto, una manifestazione, s’incamminano a piedi verso la fermata metro più vicina.
L’Atac non fornisce servizio a chi le si affida con abbonamenti da capogiro di 250 euro annui, tantomeno a chi ne vorrebbe usufruire almeno per una notte. E così, che tutti si rassegnino per i prossimi concerti in programma allo stadio Olimpico di Roma: uscendo, nessun mezzo di superficie passerà, nessun autobus riporterà a casa, in centro, alla stazione, dopo la mezzanotte. Non resta che muoversi a piedi nel tentativo di arrivare per tempo alla prima fermata utile della metro, magari con qualche canzone del concerto ancora nelle orecchie a tenere compagnia.