L’arresto di questa mattina del presidente dell’assemblea capitolina, Marcello De Vito, getta nuovamente nella bufera il progetto dello stadio giallorosso che aveva preso il via 2605 giorni fa. Ora il tutto rischia di trasformarsi in un’utopia.
Un altro terremoto sullo stadio della Roma, dopo quello scaturito dall’operazione “Rinascimento” dell’estate del 2018. Tra le persone arrestate c’era Luca Parnasi, proprietario della società realizzatrice dello stadio. Un arresto correlato a quello di De Vito, attualmente accusato di corruzione. Tra i due, come si legge nell’ordinanza con cui il gip ha disposto l’arresto di questa mattina, correva un legame per il quale “De Vito ha messo a disposizione la sua pubblica funzione per assecondare gli interessi di natura privatistica facenti capo al gruppo Parnasi”. Un legame deleterio, con il progetto che rischia dunque di naufragare definitivamente, nonostante il sindaco di Roma, Virginia Raggi, chieda “nessuna indulgenza per chi sbaglia”.
Fino a questo momento l’operato dei magistrati non ha toccato gli atti burocratici del progetto del presidente della Roma, James Pallotta. Ma il problema non è di natura amministrativa, bensì politica. Il progetto ha infatti bisogno di una copertura istituzionale, che verrà meno se l’arresto di De Vito travolgerà l’amministrazione Raggi. Il destino dello stadio è dunque legato a quello della giunta romana. Ma, anche se la Raggi dovesse essere confermata, i consiglieri comunali sarebbero restii a far decollare un iter che ha visto gli arresti dei suoi principali ideatori. Il rischio è dunque quello di non poggiare neanche la prima pietra, con una Roma che sarà orfana di un presidente che a più riprese aveva minacciato di andarsene senza lo stadio.