Pierluigi Spagnolo, giornalista della Gazzetta dello Sport, nel corso della sua carriera ha approfondito le dinamiche del mondo ultras, scrivendo un libro sul tema: “I ribelli degli stadi”. Messo spesso sotto accusa, il tifo organizzato ha anche un’altra faccia, come ha spiegato Spagnolo a Lumsanews.
Quanto sono importanti i tifosi per le squadre?
“Il calcio durante i mesi del Covid ci ha dimostrato quanto l’assenza dei tifosi renda il gioco del calcio un gioco monco. Manca tutta la parte passionale, l’aggregazione, l’identità della squadra che ruota attorno agli spalti”.
Come sarebbe il calcio senza pubblico?
“L’assenza del pubblico rende il calcio meno spettacolare, meno attraente, anche per chi lo guarda in televisione. D’altronde si parla di ‘fattore campo’, giocare in casa permette ai padroni di avere il sostegno del pubblico e probabilmente di fare più punti di quanti se ne facciano in trasferta. Il sostegno della tifoseria incide sul rendimento e condiziona il risultato. Il calcio senza i tifosi non sarebbe lo stesso. I tifosi sono veri protagonisti e il tifo organizzato lo è ancora di più”.
Quando nascono i gruppi ultras italiani?
“Gli ultras nascono in Italia nel 1968. Il primo gruppo a cui si dà questa accezione è La Fossa dei Leoni del Milan, poi ne nascono altri come i Boys San (Inter), gli Ultras Tito Cucchiaroni (Sampdoria), le Brigate Gialloblù (Verona)”.
Spesso gli ultras vengono associati alla violenza.
“Il movimento esplode negli anni Settanta in un mondo in cui vi è una certa conflittualità. Gli ultras ereditano i simboli di un contesto politico radicale. Il mondo ultras è ribelle, antagonista e conflittuale, ma c’è anche passione, tifo, unione”.
Vanno sempre condannati?
“A volte si spingono oltre i limiti, ma non sono da condannare a priori”.
Qual è il motivo degli scontri frequenti?
“Spesso gli episodi di violenza si creano per una cattiva gestione dell’ordine pubblico. A volte mi chiedono perché esista la violenza negli stadi. Gli scontri avvengono perché gli impianti sono uno spaccato di mondo, la fotografia di tutto quello che c’è fuori da quelle mura”.