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HomeSport Stadi, la proposta del Pd: “Meno burocrazia per lavori di rifacimento dei Comunali”

Proposta del Pd sugli stadi
per sbloccare gli interventi
"Meno burocrazia e vincoli"

Una legge tutela gli impianti storici

Limatola: "Limita sviluppo del brand"

di Massimiliano Cassano08 Maggio 2020
08 Maggio 2020
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L’arretratezza degli impianti sportivi italiani è uno dei maggiori problemi per il calcio nel nostro Paese. Ad eccezione dell’Allianz Stadium di Torino, voluto dal presidente della Juventus Andrea Agnelli, la maggioranza delle strutture è ferma agli ammodernamenti in occasione dei Mondiali del ’90 e oggi versa in condizioni di degrado, lontana anni luce da altre leghe europee. A scoraggiare gli interventi di manutenzione e gli investimenti è soprattutto la burocrazia, in particolare se si tratta di stadi riconosciuti come beni di interesse storico.

Per snellire questo procedimento è stata depositata in parlamento una proposta di legge a firma della senatrice Pd Rosa Maria De Giorgi. “Gli stadi comunali – si legge nel disegno – anche se tutelati come aventi interesse storico o riconosciuti come monumenti nazionali potranno essere ristrutturati con la sola delibera delle amministrazioni comunali competenti”. Un intervento legislativo in quest’ottica era stato auspicato mesi fa dal presidente della Fiorentina Rocco Commisso. “Lo stadio Franchi non è il Ponte Vecchio o il Colosseo, si potrà pure intervenire in qualche modo per renderlo più funzionale”, ha più volte ripetuto il patron viola.

Intervistato da Lumsanews, Leonardo Limatola – ex dirigente dei toscani – ha parlato delle difficoltà incontrate durante la ristrutturazione dell’impianto tra il 2011 e il 2014. “Portammo a termine i lavori per il parterre della tribuna e la costruzione degli Sky Box – ha dichiarato – ma avremmo voluto fare molto di più: avvicinare le curve al campo, ad esempio, eliminando la pista di atletica”. Un’operazione resa impossibile dalla Soprintendenza di Firenze, che vietò al club la possibilità di buttare giù le scalinate elicoidali che danno accesso agli spalti laterali. “Spesso venivano insegnanti di storia dell’arte a far vedere quella struttura alle classi”, racconta. Un limite, quello di intervento negli stadi, che può portare anche a danni commerciali per le società che vorrebbero rendere l’impianto sportivo un polo commerciale. “Il Franchi aveva degli store mobili della Fiorentina, piccoli, per vendere il merchandise. Problema simile anche per le concessioni di spazi per il commercio di cibo e bevande. Capisco l’idea di Commisso di voler costruire uno stadio nuovo di sua proprietà”.

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Una legge tutela gli impianti storici in Italia

Nel disegno di legge – che ora dovrà passare attraverso un confronto con il ministro della Cultura Dario Franceschini – si legge che “il nuovo progetto autorizzato dalle Soprintendenze dovrà mantenere parti esterne del precedente stadio in grado di assicurare la memoria e la tradizione architettonica”. Luigi Giacobbe della Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali ha dichiarato a Lumsanews che le tutele architettoniche per una struttura scattano soltanto se questa ha superato la “verifica d’interesse”, come spiega l’articolo 14 del Codice dei beni culturali. “I beni pubblici che hanno più di 70 anni – spiega Giacobbe – vengono ispezionati dalla Soprintendenza per conto dell’amministrazione comunale. Se vengono rilevate caratteristiche che rendono l’impianto di particolare interesse storico, culturale o architettonico, allora passa sotto la nostra tutela”. Ciò significa che il progetto di ristrutturazione può anche essere respinto o approvato solo parzialmente. “Ad esempio – prosegue Giacobbe – si possono fare interventi tecnologici come impianti di illuminazione o telecamere di sorveglianza, ma soltanto se i cavi passano sotto traccia e vengono conservati i materiali originali”.

Oltre al valore estetico, la norma tiene conto anche di alcune esigenze funzionali. “La struttura sportiva non si può immaginare al di fuori del contesto cittadino”, spiega a Lumsanews Domenico Musiano, ingegnere che si è occupato del collaudo statico post-ristrutturazione del “Giovanni Celeste”, impianto storico di Messina. “Bisogna tenere conto dei flussi di persone che entrano ed escono dallo stadio, nonché degli spazi di emergenza e delle vie di fuga in caso di pericolo. Tutti gli interventi devono essere concepiti in quest’ottica, altrimenti la Commissione di vigilanza non rilascia le necessarie autorizzazioni”.

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