Passo indietro del governo sul deficit previsto per il 2019. Diversi sono i punti che hanno consentito di arrivare al 2,04%. Nella bozza consegnata ieri a Junker vi è una diversa stima dei costi delle misure previste, ma sul tavolo di Bruxelles il premier Giuseppe Conte ora aggiunge anche i tagli alle pensioni d’oro, il blocco delle rivalutazioni Istat per molte pensioni sopra una certa soglia e la dismissione di una quota di immobili pubblici. Sulle finanze maggiori è pertanto la spesa pensionistica quella che forse ha dato un contributo maggiore a ridurre il deficit, diminuendo le perplessità dei tecnici di Bruxelles sul peso delle modifiche alla legge Fornero.
Reddito di cittadinanza e quota cento rimangono, ma è stata ridotta la spesa complessiva. Per le pensioni la platea degli interessati scenderà dalle 430 mila unità previste a 300 mila. Sono stati inoltre introdotti alcuni paletti che dovrebbero scoraggiare circa il 15% della platea, tra cui il divieto di cumulo lavoro-pensione sopra i 5mila euro e la finestra semestrale per gli statali che si aprirebbe solo il primo ottobre del prossimo anno per chi ha maturato i requisiti ad aprile, oltre ad un differimento del pagamento del Tfr. Il reddito di cittadinanza dovrebbe invece perdere risorse per circa 1,5 miliardi, passando dai 9 inizialmente previsti a 7,5 miliardi.
Il cambio di rotta del governo è stato ben accolto dagli investitori, con lo spread che è sceso ulteriormente a 262, tornando ai minimi da fine settembre. L’annuncio del premier Giuseppe Conte del taglio del deficit, ridotto a quota 2,04% del Pil, ha avuto effetti positivi anche sulla Borsa di Milano, con Piazza Affari che ha aperto in rialzo dello 0,78%.