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SPENDING REVIEW, L’ADDIO DI COTTARELLI E LA NUOVA SFIDA DI RENZI

di Federico Capurso09 Settembre 2014
09 Settembre 2014

palazzo chigiCarlo Cottarelli si prepara a lasciare in ottobre, a neanche un anno dalla nomina, la sua posizione di commissario alla spending review.Su indicazioni del governo tornerà a Washington, al Fondo Monetario Internazionale, dove riprenderà il suo incarico di dirigente.

Silurato per “ragioni di spogliatoio”, si potrebbe dire in gergo sportivo. D’altronde, con un incarico nato sotto il governo Letta, divergenti vedute su tagli e riforme rispetto a quelle del governo Renzi e, ciliegina sulla torta, il suo essere “tecnico” nel mezzo della battaglia renziana per la riconquista della “politica fatta dai politici”, non c’erano proprio i presupposti per una duratura luna di miele.

Ieri sera, nel corso di un vertice a Palazzo Chigi, Cottarelli ha potuto confrontarsi proprio con Matteo Renzi, e con il ministro per le riforme Maria Elena Boschi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan (con staff di tecnici al seguito), illustrando il suo ultimo piano di tagli alla spesa.

Sul tavolo ci sarebbero 20 miliardi di euro da recuperare entro i prossimi mille giorni: così ha promesso Renzi in conferenza stampa. Anche se lo stesso governo si è finora preoccupato di non far trapelare nulla dall’opaco ufficio di Cottarelli, del cui lavoro a oggi si sa poco e niente.

Nelle annunciate intenzioni, si interverrà innanzitutto sulle ottomila aziende pubbliche, le partecipate dello Stato, le mini-società che contano più dirigenti che dipendenti. Non verranno poi toccate le pensioni, da cui Cottarelli avrebbe voluto invece rosicchiare 1,5 miliardi nel solo 2015 più 1 miliardo di contributo straordinario. Intoccabile anche la sanità, salvata dal patto della Salute stretto tra il ministro Beatrice Lorenzin e le regioni, attraverso il quale i risparmi ottenuti verrebbero ridistribuiti all’interno dello stesso settore.

Dalla pubblica amministrazione arriverranno 2,1 miliardi, sempre a patto che il blocco dei salari annunciato dal ministro Marianna Madia tenga, magari con qualche piccola concessione sugli scatti d’anzianità alle forze dell’ordine. Più in bilico sembrano i tagli alla difesa, dove Cottarelli avrebbe previsto oltre 3 miliardi di risparmio, con una razionalizzazione dei corpi delle forze dell’ordine. Razionalizzazione da una parte e blocco dei salari dall’altra: verosimilmente, il governo dovrà passare da una sola delle due vie, o andare incontro ad alcune richieste dei sindacati dei corpi di sicurezza.

Orientativamente, dunque, ogni ministero dovrà ottenere un risparmio del 3% e le zone di taglio indicate da Cottarelli verranno poi prese in considerazione o meno sulla base di “scelte politiche”. Il lavoro di commissario alla spending review, però, non può considerarsi concluso. Piuttosto, può considerarsi concluso – salvo ribaltoni eccezionali – il lavoro di Cottarelli. Ieri, alla riunione di Palazzo Chigi, era infatti presente per la prima volta anche Yoram Gutgeld, consigliere economico di Renzi e quindi suo uomo di fiducia, già accreditato dalla stampa come il più vicino a sedersi sulla poltrona dell’ex Fmi.

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