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Spegnimento Ilva, in arrivo la decisione della magistratura

di Claudio Paudice04 Ottobre 2012
04 Ottobre 2012

Sono ore calde per la sorte dell’Ilva. Si terrà questa mattina il vertice risolutivo per decidere lo spegnimento degli impianti. Quello definitivo, dato che il provvedimento del 26 luglio non è mai diventato esecutivo. Al terzo piano del palazzo di giustizia di Taranto si incontreranno quindi i magistrati che hanno firmato il dispositivo di sequestro e i custodi giudiziari dei reparti finiti sotto chiave, gli ingegneri Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lo Frumento.

 Le proteste.La Fiom nel frattempo annuncia battaglia. Il segretario nazionale sta organizzando assemblee all’interno dello stabilimento e ha già annunciato una manifestazione nazionale per sabato 20 ottobre di tutte le aziende in difficoltà, dall’Alcoa alla Fiat, dall’Ilva a Finmeccanica. «Siamo di fronte a un’emergenza nazionale. Per difendere l’industria nel nostro Paese – ha detto Landini – servono anche politiche industriali che il governo finora non ha avuto e che devono essere messe in campo. Il valore della vicenda Ilva è dimostrare che è possibile difendere il diritto al lavoro e il diritto alla salute. Questo farebbe fare a tutto il Paese un passo in avanti».

Il tavolo delle trattative.  I custodi giudiziari dovranno relazionare sulla situazione attuale degli impianti. Ma la percezione generale è che arriveranno brutte notizie per gli operai della fabbrica siderurgica. Già a settembre, su ordine del gip Fabrizia Tudisco, i tre ingegneri hanno fatto un sopralluogo negli stabilimenti. E non si sono certo complimentati con chi ha gestito finora la fabbrica. Tutt’altro, hanno messo nero su bianco prescrizioni durissime, ordinando lo spegnimento di due altiforni e la dismissione di un terzo da tempo non utilizzato, la chiusura quindi di oltre duecento forni della cokeria e di un’acciaieria.

I vertici della fabbrica però non ci stanno: «Senza produzione è impossibile sostenere gli investimenti per la messa a norma dell’area a caldo» hanno sostenuto i legali dell’azienda. Ma le loro argomentazioni si sono infrante sull’ennesimo no del gip, spiegato con «l’impossibilità di mercanteggiare sulla vita».

A Taranto, tra salute e lavoro, pare stia per prevalere la prima. Un po’ tardi, se si pensa che solo nei primi sei mesi del 2012 sono raddoppiati i ricoveri per tumore.

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