Un semplice errore di trasmissione dati ha permesso al 26enne Devin Patrick Kelley di comprare il fucile semiautomatico Ruger AR-556 con cui ha fatto irruzione nella First Baptist Church di Sutherland Springs, in Texas. Nell’assalto dello scorso 5 novembre sono morte 26 persone, la vittima più giovane aveva solo 18 mesi.
Come ha ammesso direttamente l’Air Force, la stessa USAF (l’aeronautica militare americana) non informò l’FBI sulla sua fedina penale, macchiata mentre era ancora un membro del corpo militare, che decretò il suo congedo per cattiva condotta. Secondo la legge federale, non avrebbe potuto acquistare o possedere un’arma da fuoco dopo la condanna, ma – in assenza di comunicazioni – il National Criminal Information Center, il registro dei reati che supervisiona l’acquisto delle armi, non sarebbe stato aggiornato, dando di fatto il “via libera” al soldato.
La condanna comminata a Kelley per violenza domestica risale al 2012, quando tentò di strangolare la ex moglie e procurò una frattura cranica al figlio minorenne: la condanna non gli avrebbe più permesso di acquistare armi, ma la mancata comunicazione da parte della Air Force al Bureau ha lasciato pulito il registro dell’ex USAF.
Erano circa le 20 italiane del 5 novembre quando Devin Kelley ha fatto irruzione nella prima chiesa battista di Sutherland Springs, cittadina di circa 300 abitanti a 60 km da San Antonio, durante la funzione del mattino. All’interno della chiesa sono stati trovati 15 caricatori da 30 colpi ciascuno. Dopo aver aperto il fuoco sui fedeli, Kelley è stato ferito alla spalla e alla gamba da due colpi sparati da un vicino sopraggiunto con il suo fucile ed un sopravvissuto della chiesa. L’assassino è poi scappato a bordo del suo SUV, e prima di suicidarsi sparandosi in testa ha chiamato telefonicamente il padre.
Secondo gli investigatori, alla base della strage vi sarebbero gli attriti fra il 26enne e la sua ex-suocera, che tra l’altro neanche era presente alla funzione finita in strage, ma che frequentava abitualmente quella parrocchia. Si riapre così la discussione sulle armi negli USA, a distanza di un mese dal massacro di Las Vegas, in cui Stephen Paddock ha ucciso 59 persone e ne ha ferito 489.