ROMA – “La situazione è grave”. Ha commentato così l’avvocato Alessandro Poli, difensore di Claudio Campiti – unico indagato per la strage avvenuta domenica a Fidene -, al termine dell’udienza di convalida del fermo svoltasi nel carcere di Regina Coeli. Il giudice per le indagini preliminari, infatti, ha accolto la richiesta del pubblico ministero Giovanni Musarò che chiedeva la convalida dell’arresto per l’uomo, in forza della gravità del fatto e del pericolo di fuga dell’indagato, motivato dai 5.7000 euro in contanti e dal passaporto rinvenuti nel suo zaino. I reati più gravi di cui è accusato l’uomo, che non ha risposto ad alcune domande del Gip sugli aspetti chiave della vicenda, sono omicidio plurimo – il numero delle vittime è infatti salito dopo che Fabiana De Angelis è stata dichiarata clinicamente morta ieri dall’ospedale Sant’Andrea – e il tentato omicidio di altre due persone. Il Pm contesta inoltre a Campiti l’aggravante della premeditazione, giustificata dall’elaboratezza del disegno criminale messo in atto dall’uomo, e quella dei futili motivi da ricondurre, secondo quanto emerge dagli atti, “a un contenzioso con il Consorzio di Valverde”.
Proseguono, intanto, le indagini del Nucleo investigativo dei Carabinieri, che stanno analizzando le immagini delle telecamere del poligono di tiro dove Campiti ha sottratto la Glock 41 calibro 45 utilizzata nella strage e del gazebo dove essa si è consumata, alla ricerca di dettagli utili a ricostruire la vicenda.
Risulta invece al momento avvolta nel mistero la questione della valigetta sigillata che Campiti avrebbe preso in consegna alle 8,45 di domenica mattina al Poligono di tiro di Tor Quinto, e che non aveva con sé nel momento in cui è stato fermato. Gli investigatori la stanno ancora cercando.
Nella foto in alto: scientifica e Carabinieri effettuano i rilievi sul luogo dell’omicidio (Ansa)