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Spacciava cocaina, arrestato il direttore delle poste del Senato. L’imbarazzo di Palazzo Madama

di Claudio Paudice26 Settembre 2012
26 Settembre 2012

È considerato il braccio destro del capo di una banda che spacciava cocaina. Per questo motivo Orlando Ranaldi, direttore dell’ufficio postale del Senato, è stato arrestato ieri dalle forze dell’ordine. L’uomo, 53enne di Olevano romano, è accusato di far parte di un gruppo di trafficanti che smerciava nell’area di Valmontone. Ora è agli arresti domiciliari. L’organizzazione, secondo gli inquirenti, si riforniva di droga dalla banda albanese di Torre Maura, una borgata di Roma, e poi la rivendeva al dettaglio. Un altro componente del gruppo di trafficanti, ora in carcere, è Stefano Gallo, un vigile urbano di Valmontone che usava l’auto di servizio per portare la roba lì dove era richiesta, e per questo è accusato anche di peculato. Alessandro Mele, un autista di Cotral, l’azienda di trasporto pubblico regionale, è invece considerato dagli inquirenti il capo della banda. L’organizzazione era quindi formata da 12 persone: otto albanesi, tre italiani e un romeno.

«Sto venendo con la macchina delle poste». Questa è solo una delle tante intercettazioni che mettono spalle al muro il direttore delle poste del Senato. Il presidente dell’aula Renato Schifani si è detto esterrefatto per la notizia dell’arresto: «Siamo aperti alle verifiche degli investigatori». I carabinieri della caserma di Valmontone hanno però fugato i dubbi sulla possibilità che Ranaldi smerciasse a Palazzo Madama: nessuna bustina è mai entrata al Senato.

«Non è un nostro dipendente, ma delle Poste italiane. Sono loro che assegnano il personale» dicono da Palazzo Madama. Ma i sospetti a volte fanno più paura delle accuse. Per questo sono molti i senatori che giurano di non sapere chi fosse Ranaldi, di non averlo mai visto o di averne memoria. Non è dello stesso avviso Lucio d’Ubaldo del Pd: «Davvero hanno detto così? Ma se parlava con tutti, e tutti lo conoscevano. Era gioviale, aperto e soprattutto interessato di politica: voleva sempre sapere e ci chiedeva quel che succedeva». Sul suo profilo facebook c’è anche una foto che lo ritrae davanti Francesco Rutelli e Bruno Tabacci durante un appuntamento politico.

Il senatore anonimo. Tra l’incredulità e le amnesie generali, c’è però un senatore anonimo che all’agenzia stampa Dire ha affermato: «Qui al Senato il 10 per cento di noi si droga». Il leghista Calderoli, prendendo la parola in aula, incalza e chiede perquisizioni a tappeto: «Se il presidente del Senato vuole escludere qualunque tipo di coinvolgimento dell’istituzione che presiede in un fatto di questa gravità, dovrebbe disporre un ordine per consentire il pieno accesso agli operatori di polizia giudiziaria». Nicola Latorre, senatore pd, mette fine alla polemica con una battuta: «Macché droga, qui vogliamo chiedere di mettere le sputacchiere».

 

 

Claudio Paudice

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