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HomeEconomia S&P sul Pil promuove l’Italia: “Si è unita alla ripresa ma insegue il resto d’Europa”

S&P sul Pil dell'Italia
"Si è unita alla ripresa
ma insegue resto d'Europa"

Nel 2017 il reddito nazionale più basso

Per occupazione davanti solo alla Grecia

di Giulia Turco11 Gennaio 2018
11 Gennaio 2018

Non sembra ancora essere il momento, per l’Italia, di gonfiarsi il petto per la sua ripresa economica. A dimostrarlo sono innanzitutto i dati esposti dal capo economista della Standard&Poor’s Global, Jean-Michel Six, nella presentazione delle prospettive macro-economiche a Parigi.

Secondo l’agenzia di rating, infatti, ci sono buone notizie per l’Italia, che “si è unita finalmente al ballo della ripresa, ma “il Pil italiano è ancora al di sotto di quello del 2007”. Altra nota dolente è il settore bancario ancora “da consolidare”, e per il quale si prospetta una situazione fragile. Nonostante gli sforzi intrapresi, spiega il direttore di S&P Patrice Cochelin, l’Italia resta “più a rischio” degli altri partner europei in difficoltà. Nulla da dire invece, a proposito dell’importante crescita in termini di scambi esterni, sottolineata dall’esperto. “È una cosa che non si dice abbastanza, ma oggi l’eccedente italiano è ricorrente, un 2% strutturale”.

E a proposito delle prossime elezioni, il capo economista ha detto che “occorre essere saggi, aspettare e vedere, perché il peggio non è mai sicuro”, rispondendo a chi gli chiedeva se temesse un blocco della crescita con un’eventuale vittoria dei populisti. “Di elezioni in Italia ce ne sono da quando ho cominciato a fare l’economista… Ognuna di esse ha presentato la sua dose di incertezze, con motivi di preoccupazione a volte, ma anche di compiacersi”.

Una crescita economica a doppia lettura dunque, quella dell’Italia, che mostra buoni segnali di ripresa, ma che resta ancora, per molti versi, il fanalino di coda dell’Europa. Come sottolineato dal Corriere della Sera infatti, i tassi di crescita del reddito nazionale all’1,5% sono quasi un record per l’Italia, che non si vedevano dal 2009. Eppure, ancora una volta, nel 2017 sarà il più basso dell’eurozona. Quanto al lavoro, il milione di posti aggiunti dal 2014 non sono che una piccola nota positiva, considerando che il tasso di occupazione italiano è ancora nettamente il più basso dell’Unione Europea, dopo la Grecia. Staccata anche dalla Spagna. Lo stesso vale per i tassi di attività, che includono chi non lavora ma studia, migliorati del 2%, ma ancora i più bassi del Vecchio Continente. Basti pensare che l’Ile-de-France, la regione di Parigi, ha una densità quasi doppia di giovani laureati rispetto alla Lombardia.

Stessa cosa vale per l’export. È vero che nel 2017 le vendite all’estero sono salite più del commercio mondiale e più che in Francia, ma tra il 2010 e il 2016 la crescita cumulata di fatturato Made in Italy era rimasta indietro rispetto anche alla Francia e al Portogallo. Il numero di imprese esportatrici, in più, resta fermo. Insomma, forse, “il risveglio italiano deve alla ripresa europea più di quanto tanti politici ammettano”.

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