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HomeCronaca Sovraffolamento e suicidi. La denuncia di Ilaria Cucchi: “Il governo non è interessato”

Sovraffolamento e suicidi
La denuncia di Ilaria Cucchi
“Il governo non è interessato”

Il viaggio nelle carceri della senatrice

“A parlare è la sofferenza dei detenuti”

di Enza Savarese20 Gennaio 2025
20 Gennaio 2025
suicidi carcere

La senatrice Ilaria Cucchi

Fin dall’inizio del suo mandato la senatrice Ilaria Cucchi si batte per accendere un focus sulle condizioni delle carceri italiane, strutture dove dovrebbe vigere il principio di rieducazione. Tuttavia, come ha spiegato la senatrice a Lumsanews, la realtà   è totalmente diversa. 

Cosa è emerso dalle sue ultime visite nelle carceri italiane? 

“Il filo comune è la sofferenza della popolazione detenuta. Se la nostra Carta fondamentale, precisamente all’articolo 27, prevede che le pene non possano ‘consistere in trattamenti contrari al senso di umanità’ e debbano ‘tendere alla rieducazione del condannato’, nelle carceri la realtà quotidiana parla un linguaggio totalmente differente. Non si tratta solo dei suicidi sempre più frequenti e del sovraffolamento che rasenta il 130%. A rendere le carceri (e i Cpr, non dimentichiamoli) luoghi di smarrimento e deprivazione ci sono sicuramente gli abusi di psicofarmaci, la mancanza di finanziamenti in ambito sanitario, educativo, associativo. Per non parlare degli interventi richiesti dall’altra parte delle sbarre, dalla polizia penitenziaria. Anche gli agenti, come voglio ricordare sempre nei miei interventi, partecipano a questa sofferenza e portano sulla loro pelle, così come nelle proprie vite, i segni di questa mancanza di cura e interesse da parte dello Stato che rappresentano”. 

Secondo lei c’è una relazione causale tra sovraffollamento e suicidi dietro le sbarre? 

“Qualche settimana fa (il 28 dicembre 2024, ndr) il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha risposto a questa domanda sostenendo che non ci sono legami tra i due fenomeni, in quanto i suicidi sarebbero principalmente correlati ‘“alla solitudine, al dolore, alla mancanza di prospettive’”. Tuttavia, come suggerito anche da analisi recenti, i numeri inquietanti sui suicidi sono da leggere in relazione al sovraffollamento e a altri fattori. Non bisogna fermarsi alla punta dell’iceberg, ma comprendere il sistema carcere nella sua interezza e complessità. Sottolineare un semplice rapporto causa effetto sarebbe sbagliato, ma altrettanto sbagliato è escludere che vi sia un’incidenza del sovraffollamento e degli altri elementi sul verificarsi di gesti estremi. Solitudine, dolore e mancanza di prospettive sono questioni anche politiche, seppur non interamente”. 

È d’accordo con la proposta del governo di costruire nuove carceri? 

“Nel costruire nuovi luoghi detentivi, per non dire di confino, il governo ripropone una chiave di lettura della realtà che dal mio punto di vista è completamente sbagliata. Ormai sono più di due anni che la maggioranza insiste per dare una risposta alla questione della ‘sicurezza’, con l’introduzione di nuovi reati e l’inasprimento delle pene, spostando tutta l’attenzione – le di conseguenza responsabilità nel dare una risposta politica — sul volto repressivo dello Stato. Si tratta di un fenomeno già ampiamente indagato in letteratura, il cosiddetto populismo penale: una tendenza a sostituire alle promesse universali di cura dello Stato sociale le promesse di protezione particolari – perché destinate solo a una parte della società – dello Stato penale. Questo significa che il potere pubblico evita, sempre di più, di offrire una vera risposta alle richieste e le rivendicazioni degli ultimi della società, che già oggi rappresentano la stragrande maggioranza della popolazione detenuta, limitandosi ad aprire i cancelli delle carceri quando le loro difficoltà sfociano in comportamenti ritenuti devianti a norma di legge. In questo percorso, la costruzione di nuove carceri è rivelatrice: il governo non è interessato alla costruzione di una vera alternativa, per cui offre una soluzione che, rispetto alla questione della sicurezza, soluzione non è. Per nessuno”. 

Quali sono allora le azioni che il governo dovrebbe intraprendere per risolvere il fenomeno del sovraffollamento e dei suicidi in carcere?

“La lista è lunghissima, ma senza dubbio per diminuire il sovraffollamento il primo passo sarebbe ragionare sui residui di pena che ancorano in cella la popolazione detenuta, a partire da chi ha commesso i cosiddetti reati minori. Le misure alternative alla detenzione esistono già, per cui individuare percorsi che, incontrando le esigenze di cura delle persone condannate, riescano ad agevolare il ritorno in società sarebbe tutt’altro che un’impresa impossibile. Per quanto riguarda le altre tematiche esposte in precedenza, compresa la questione dei suicidi, l’unica possibilità è quella di agire con una serie di interventi che vadano a modificare tutti i tasselli del sistema, dalla promozione del lavoro negli istituti di pena alla previsione di maggiori fondi per il supporto medico e psicologico a quello per gli educatori; senza dimenticare il grande e necessario supporto che può offrire lo Stato a tutte le realtà che portano in carcere ciò di cui le persone private della libertà hanno più bisogno: la capacità di immaginare un’altra vita. Oltretutto, è ormai patrimonio diffuso che le vie più semplici per abbattere la recidiva sono lavoro, cultura e istruzione. Le migliori alternative alle sofferenze, le migliori garanzie per la sicurezza di tutti”.

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