ROMA – Dalla gloria dell’Italrugby ai concerti di Bruce Springsteen, David Bowie, Pink Floyd e U2, passando per il sogno promozione in Serie B dell’Atletico Roma nella finale poi persa del 2011 contro la Juve Stabia. Ѐ la “gloriosa” storia dello stadio Flaminio, ormai abbandonato da più di dieci anni. L’architetto Mauro Schiavone, protagonista della realizzazione di uno studio di fattibilità per il recupero della struttura nel 2014, in un’intervista a Lumsanews ha spiegato: “Il recupero dell’impianto incentiverebbe la promozione di numerose attività sportive”.
Cosa è emerso dal progetto per il recupero dello stadio Flaminio?
“Ѐ emerso che sotto l’impianto ci sarebbero dei reperti archeologici di una domus romana, per la quale c’era stato anche un parere della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali”.
Che benefici porterebbe ai cittadini il recupero dell’impianto?
“Lo stadio Flaminio è uno dei pochi stadi italiani che si può considerare a livello europeo, perché ha nella sua struttura la possibilità di accogliere eventi sportivi di calcio e altre manifestazioni nella cavea dello stesso. Contemporaneamente può essere usufruito 365 giorni l’anno, 24 ore su 24. Ѐ dotato di 3 palestre, una piscina al piano terra, spogliatoi e uffici che prima erano occupati dal Coni.”
La collocazione urbana della struttura può essere un vantaggio?
“Certamente. Ѐ anche molto vicina allo stadio Olimpico, sono in tutto 15 minuti a piedi, per cui sarebbe abbastanza comodo parcheggiare lì quando ci sono le partite. Inoltre, è raggiungibile a piedi dal centro di Roma senza l’utilizzo di mezzi pubblici o privati. Dal piazzale Flaminio occorrono, infatti, soltanto 20 minuti”.
Quali sono state le principali fasi del suo lavoro al Flaminio?
“Nel progetto era presente una prima analisi della struttura dell’impianto da parte dell’amministrazione comunale, che ha dato poi incarico alla Sapienza di proseguire il tutto tenendo conto di un finanziamento proveniente da un fondo americano. Attraverso questo studio preliminare, si è compreso che si potesse effettivamente intervenire sulla parte strutturale.”
Ѐ possibile aumentare la capienza?
“Attualmente lo stadio conta intorno ai 30-32 mila spettatori, ma si potrebbe tranquillamente ampliare la capienza fino a 40-45 mila spettatori rivedendo la collocazione delle sedute. Inoltre, il Flaminio sarebbe potuto anche diventare un velodromo, cosa per cui era stato progettato anche originariamente.”
Demolirlo per poi ricostruirlo, oppure ristrutturarlo?
“Sarebbe veramente un peccato demolire quello stadio, per cui nel nostro studio avevamo previsto quattro step per recuperarlo. Il primo è quello di renderlo utilizzabile. Il secondo è quello di ampliarlo in termini strutturali, aumentando quindi la capienza. Il terzo è quello di creare un’attività gestionale, in modo tale che si possano recuperare economie dagli spazi sportivi interni per far funzionare al meglio l’impianto. Il quarto è quello valutare la possibilità di coprire la struttura, purché la nuova sia esterna a quella esistente. In questo modo si riuscirebbe anche a valorizzare lo spazio monumentale che si trova sotto la struttura”.
Cosa non ha funzionato per la Vela di Calatrava?
“Ci sono state all’inizio poche valutazioni oggettive su come si sarebbe potuta mantenere la struttura dal punto di vista economico. Un esempio potrebbe essere quello dell’impianto di riscaldamento. Ad oggi, come allora, riscaldare una struttura del genere costa veramente troppo. La fisica ci dice che l’aria calda sale, per cui per riscaldare il parterre bisognerebbe utilizzare dei sistemi di ventilazione che hanno costi molto alti. Proprio per questo motivo, è difficile che si decida di gestire una struttura del genere sapendo di dover sostenere costi di gestione esorbitanti”.