HomeCronaca Caso Sordi, anche l’avvocato Farina nella truffa per l’eredità

Caso Sordi, anche l’avvocato Farina nella truffa per l’eredità

di Anna Bigano27 Febbraio 2014
27 Febbraio 2014

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Un’incantevole villa vicino alle Terme di Caracalla e un patrimonio milionario, gestiti da un’anziana ormai affetta da demenza senile: un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire, avranno pensato coloro che in realtà avrebbero dovuto tutelare gli interessi di Aurelia Sordi, sorella del grande Alberto. Con l’accusa di circonvenzione d’incapace erano finite sotto inchiesta già nel 2013 il suo autista e factotum Vincente Arturo Artadi Gardella, il notaio Gabriele Sciumbata e il legale Francesca Piccolella (gli ultimi due sono responsabili della pratica che assegnava al primo la procura generale dei beni di famiglia). A loro – è notizia dell’ultima ora – si aggiunge un altro avvocato, Carlo Farina, proprio il penalista incaricato di difendere la novantacinquenne Aurelia Sordi per il presunto raggiro subito da Arturo Artadi.

Per lo staff l’accusa è di ricettazione. Dovranno rispondere invece dell’accusa di ricettazione altri 6 dipendenti della villa romana (una badante, una cuoca, un giardiniere, due camerieri e una governante), a cui la donna avrebbe fatto sostanziosi “regali di Natale” nell’inverno del 2012. Si parla di cifre che vanno dai 150 ai 400mila euro e che il personale avrebbe accettato, pur sapendo che si trattava di un inganno perpetrato ai danni della loro datrice di lavoro. Una perizia forense, il giugno scorso, ha definitivamente confermato che l’anziana era incapace di intendere e di volere.

I sospetti della banca di Aurelia Sordi. L’indagine del pm Eugenio Albamonte è partita da una segnalazione della Banca Popolare di Sondro di cui Aurelia Sordi era cliente. Ai conti avevano accesso congiunto Arturo Artadi e Antonio Chiani, figlio della fidata (ex) cameriera Nunziata. Quando, nel gennaio 2013, l’autista si è presentato con una delega che gli concedeva poteri illimitati sulla gestione dei beni dell’anziana signorina, il direttore Umberto Catellani si è insospettito e ha segnalato il caso al tribunale civile, che ha poi passato il fascicolo a quello penale. Nessuna accusa, invece, per Chiani, che aveva ricevuto a sua volta 400mila euro da Aurelia Sordi, ma che aveva riportato l’anomala donazione prima alla banca e poi alla procura.

Anna Bigano

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