Mancano 30 giorni alle elezioni politiche del 4 marzo, quando si concluderà una campagna elettorale che verrà ricordata, più di ogni altra come quella delle promesse iperboliche. Anche per questo esistono i sondaggi, per quantificare non solo gli equilibri dell’elettorato, ma anche la credibilità dei leader. Eppure, di sondaggi sentiremo parlare ancora per poco.
Il regolamento approvato con la legge 249/97 per tutelare la correttezza dell’informazione, sancisce, tra le altre norme il divieto di pubblicazione o diffusione dei risultati nei quindici giorni precedenti le consultazioni e fino alla chiusura delle operazioni di voto. Ne parliamo con Giuseppe Tognon, già sottosegretario per l’università e la ricerca nel primo governo Prodi e docente di filosofia all’Università LUMSA. “Si tratta di una legge ormai datata: è ormai noto che i partiti politici commissionino sondaggi fino all’ultimo giorno delle elezioni. Il limite dei 15 giorni è sicuramente necessario ad evitare speculazioni ma è anche una finzione perché chi ha in mano i dati alla fine trova sempre il modo di farli circolare. Credo che l’elettore non si faccia realmente condizionare dai sondaggi. Non è un caso che il limite sia fissato proprio a 15 giorni, è proprio quello il periodo degli spostamenti dell’elettorato”
I sondaggi considerati migliori rispettano una serie di criteri scientifici. Per esempio, un sondaggio è ritenuto affidabile se ha un margine di errore del 3 per cento con un intervallo di confidenza del 95 per cento. Ciò significa che devono esserci il 95 per cento di possibilità che i risultati ottenuti dal sondaggio si assestino entro tre punti percentuali dal risultato finale del voto. Per riuscirci è necessario conoscere le opinioni di un campione formato da almeno mille persone che sia rappresentativo della popolazione che si vuole studiare.
Ma quanto sono effettivamente utili i sondaggi ai fini del voto? “I sondaggi sono diventati indispensabili ma non sono molto potenti nello spostamento dell’elettorato- spiega Tognon -Rimangono però l’unico strumento prezioso per valutare la qualità dei singoli collegi uninominali dal punto di vista dei diversi candidati”.