JENIN – Rimane un corpo senza vita (o forse più di uno) sul tetto di una casa di Qabatiya, in Cisgiordania, dopo il raid israeliano del 17 settembre. Tre soldati dell’Idf, l’esercito di Israele, lo spingono e lo gettano di sotto. Il video in cui vengono ripresi ha spinto le forze israeliane ha prendere le distanze da tanta brutalità, fino ad aprire un’indagine per approfondire l’episodio. La testata israeliana Haaretz ha riportato la reazione dell’Idf: “Si tratta di un incidente grave che non coincide con i nostri valori”.
La tensione in Israele è palpabile, mentre si attende l’annunciata reazione di Hezbollah all’attacco israeliano a cercapersone e walkie-talkie. “Ciò che è accaduto incontrerà la giusta punizione e una resa dei conti difficile, e non parlerò di tempo o luogo”, ha promesso il leader della milizia libanese, Hassan Nasrallah.
La capillare operazione di Israele contro Hezbollah sarebbe stata pianificata per circa 15 anni. Secondo il funzionario dell’intelligence statunitense che lo ha rivelato ad Abc News, un attacco del genere richiede un lungo processo di creazione di società fittizie, con molteplici livelli di sotterfugi per consentire agli agenti di inserirsi nella catena di fornitura. Addirittura, alcuni dei soggetti coinvolti non sapevano di essere al servizio dell’intelligence israeliana, ha aggiunto la fonte.