Il 29 ottobre 1969 avveniva il primo collegamento tra due computer. E proprio ieri, cinquanta anni dopo, il deputato di Italia Viva Luigi Marattin ha annunciato in un Tweet che sta lavorando a una proposta di legge per rendere obbligatorio l’uso di un documento di identità per aprire un profilo sui social network.
Da oggi al lavoro per una legge che obblighi chiunque apra un profilo social a farlo con un valido documento d’identità. Poi prendi il nickname che vuoi (perché è giusto preservare quella scelta) ma il profilo lo apri solo così.
— Luigi Marattin (@marattin) October 29, 2019
“Il web poteva, e ancora può, essere una meravigliosa occasione per allargare e rafforzare le nostre democrazie – ha così commentato Marattin all’Agi – e sta finendo invece per manipolarle, distorcerle e deteriorarne la qualità, e prima o poi anche la quantità”. Quello che si sta cercando di proporre è un sistema che obblighi chiunque apra un profilo, a consegnare il documento di identità: il meccanismo di certificazione dovrebbe avvenire esternamente alla piattaforma, così da non cedere ulteriori dati personali ai social. Successivamente si potrà comunque assumere un nickname a propria scelta, ma in questo modo si potrà identificare e rintracciare subito il titolare del profilo. La politica si era già occupata di questa questione: in Senato, l’anno scorso, è stato depositato un disegno di legge in cui si legge che “I fornitori dei servizi di memorizzazione permanente hanno l’obbligo di richiedere, al momento dell’iscrizione del destinatario del servizio, un documento d’identità”.
IL PIONIERE DEL WEB. Janor Lanier, il pioniere del web, inventore della realtà virtuale e oggi ricercatore per Microsoft, ha così commentato in un’intervista con Repubblica in merito alla facilità con cui si clicca maggiormente su cose che generano rabbia o paura: “Poteva andare diversamente? Sì, se avessimo avuto mezzo milione di anni in più per evolverci come specie umana. Il concetto di cooperazione fra le persone ha circa duemila anni”. Aggiunge: “Non è solo colpa delle tech companies se Internet non ci ha portato al socialismo, dipende anche dalla nostra pigrizia mentale”.