Il giovane informatico americano Edward J. Snowden è ancora in Russia. Senza visto da più di 24 ore. Dopo aver rivelato informazioni riservate sui programmi segreti americani di sorveglianza elettronica, l’ex analista della Cia è in fuga, alla ricerca di un Paese che gli conceda l’asilo politico. Contro di lui, un mandato di arresto provvisorio emesso dagli Stati Uniti. Intanto il Presidente russo Vladimir Putin declina ogni responsabilità: “È arrivato nel nostro paese senza che noi lo sapessimo e ora si trova nell’area transiti dell’aeroporto di Mosca. Prima si muoverà da qui e meglio sarà per lui e per noi”.
I rapporti Usa-Russia. La Russia non intende comunque consegnare il fuggitivo, nonostante l’esplicita richiesta di espulsione avanzata dalla Casa Bianca. Il segretario di stato americano John Kerry ha chiesto collaborazione: “Farei semplicemente appello alla calma e alla ragionevolezza in un momento in cui non vediamo la necessità di alzare il livello dello scontro su qualcosa che, fondamentalmente, è così elementare e normale. Non cerchiamo lo scontro, non diamo ordini a nessuno, facciamo solo una richiesta in base a una procedura molto normale”.
Negli Stati Uniti Snowden dovrebbe rispondere di accuse legate alla diffusione di informazioni secretate. Intanto il suo passaporto è stato annullato dalle autorità statunitensi e la Russia potrebbe aprire un’indagine, solo per accertare le circostanze dell’arrivo a Mosca. Il ministro degli Esteri russo Sergey Lvarov precisa che Snowden non è stato comunque interrogato dai servizi segreti e che ha scelto da solo la sua strada senza l’aiuto russo.
La grande fuga. L’informatico è stato invece aiutato, a quanto pare, dall’ufficio legale di Wikileaks, l’organizzazione di Julien Assange che quasi tre anni fa aveva pubblicato documenti riservati del dipartimento di stato Usa. A partire dal suo arrivo ad Hong Kong, da dove se ne era andato con un visto ecuadoregno valido 24 ore. Le destinazioni di Snowden potrebbero essere tre: l’Islanda, oppure, in Sudamerica, il Venezuela o, più probabile, lo stesso Ecuador, che si è candidato per garantirgli protezione. Lo stato sudamericano fra l’altro offre asilo, nella sua ambasciata londinese, anche ad Assange. In vista di un processo internazionale, si schiera anche il giudice spagnolo Baltasar Garzòn: “Il team legale di Wikileaks ed io siamo interessati a che vengano tutelati i diritti del signor Snowden e a proteggerlo come persona. Ciò che si sta facendo al signor Snowden e al signor Julian Assange, per aver rivelato o consentito la rivelazione di dati di interesse pubblico è un attacco alle persone” ha dichiarato Garzòn in un comunicato.
Domenico Mussolino