DAMASCO – In Siria è passata appena una settimana dalla caduta del governo dittatoriale di Bashar-al-Assad, ma questa mattina i bambini sono tornati a scuola e gli adulti a lavoro. Il popolo siriano inizia oggi il suo viaggio per riconquistare una parvenza di normalità: alcuni negozianti riaprono le loro attività e i venditori ambulanti ammassano la loro merce – soprattutto taniche di benzina – ai margini dei marciapiedi. Segnali di distensione arrivano anche dal leader dei ribelli islamici dell’Hts, Abu Muhammad al-Jolani, il quale ha rassicurato la comunità internazionale sulla sorte che sarà riservata ai curdi nel Paese. Ha infatti dichiarato che anche i curdi hanno subito l’oppressione del governo di Assad e che, nella nuova Siria, faranno parte a pieno titolo dello Stato. Il ministro dell’informazione siriano, Muhammad Yaqoub, ha poi dichiarato che il Paese adesso avrà una stampa plurale e che ci sarà posto per le donne. L’alto rappresentante Ue, Kaja Kallas, ha fatto sapere che nel Consiglio degli Esteri di oggi si discuterà sui passi da fare qualora la Siria dovesse andare nella giusta direzione e a quale livello trattare con la nuova leadership. A questo scopo, i vertici diplomatici dell’Ue andranno presto a Damasco.
Israele e la colonizzazione del Golan
Nonostante le aperture diplomatiche e i tentativi di pacificazione interna, in Siria la pace sembra essere ancora lontana. Soltanto questa notte si è consumato uno dei bombardamenti israeliani più pesanti: nella regione costiera di Tartus, sono stati distrutti alcuni depositi di munizioni non lontano da due basi russe. A dispetto dei continui attacchi israeliani, il presidente Benjamin Netanyahu ha fatto sapere che il suo governo non ha alcun interesse a scontrarsi con la Siria, e che definirà la sua politica in base alla realtà sul terreno. Ieri però il governo israeliano ha approvato all’unanimità un piano da 11 milioni di dollari per raddoppiare la popolazione israeliana presente nel Golan, l’area cuscinetto tra Siria e Israele, occupata dall’Idf in seguito alla caduta di Assad.
L’intervento dell’alleato turco
In risposta alla presenza israeliana nel Golan, il ministro della Difesa turco, Yasar Guler, ha fatto sapere che Ankara è pronta a fornire il supporto necessario qualora la nuova amministrazione lo richieda. A questo proposito, il ministero degli Esteri turco, Mevlüt Çavuşoğlu, si è detto preoccupato dalla “nuova fase, nell’obiettivo di Israele, di espandere i propri confini attraverso l’occupazione”, e ha condannato la decisione di espandere gli insediamenti illegali sulle alture del Golan e quindi di compromettere seriamente gli sforzi per portare pace e stabilità in Siria. Il vice ministro degli Esteri russo, Serghei Ryabkov, ha definito i nuovi provvedimenti sul Golan “inaccettabili”.