E’ di almeno 75 civili uccisi il bilancio aggiornato delle ultime ore, ma non verificabile in maniera indipendente sul terreno, dei bombardamenti aerei governativi siriani sulla Ghuta, la zona a est di Damasco. A fornire i dati, fonti mediche di Arbin e Hammuriye, due delle località più colpite dai raid. Tra le vittime, anche bambini (compresi alcuni neonati) e donne. L’agenzia governativa Sana riferisce invece dell’uccisione di almeno quattro civili e il ferimento di altri quattro per il lancio di colpi di mortaio in varie zone attorno alla capitale e nel sud del paese. Ma anche in questo caso, le notizie non sono verificabili sul campo. Già tra martedì e mercoledì si erano contati oltre 100 civili uccisi nella Ghuta, area investita, a partire dallo scorso 25 dicembre, da un’intensa campagna aerea, di terra e di artiglieria da parte delle forze governative sostenute dalla Russia contro gruppi armati appoggiati dall’Arabia Saudita.
Un altro fronte aperto è quello di Afrin, dove un soldato turco è rimasto ucciso nell’offensiva portata avanti contro l’enclave curdo-siriana. Lo riferiscono le forze armate di Ankara, giunte alla quarta settimana dell’operazione “Ramoscello d’ulivo”. Secondo l’esercito turco, che conterebbe finora 22 vittime, sono stati finora “neutralizzati” (cioè uccisi, feriti o fatti prigionieri) 1.06” terroristi tra curdi dell’Ypg e jihadisti dell’Isis. L’operazione viene portata avanti senza l’appoggio delle forze armate statunitensi, finite nel frattempo nell’occhio del ciclone per aver ucciso oltre cento soldati dell’esercito governativo di Damasco in quello che è stato il primo raid autorizzato dal Pentagono dall’inizio della guerra in Siria. I cacciabombardieri hanno colpito una colonna di oltre 500 uomini che stava attraversando l’Eufrate nella regione di Deir ez-Zour per dirigersi verso le Forze democratiche siriane che controllano l’area a est del fiume e sono alleate degli Stati Uniti sul terreno. Il governo siriano ha condannato l’attacco chiedendo l’intervento dell’Onu.