Le forze governative siriane continuano l’avanzata ad Aleppo, roccaforte dei ribelli anti-Assad. Da ormai due settimane i lealisti hanno lanciato una dura offensiva – grazie anche all’appoggio dell’aviazione russa – per riconquistare la seconda città della Siria.
Nelle ultime ore gli uomini vicini ad Assad hanno ripreso il controllo di due importanti zone di Aleppo est, riconquistando così gran parte della sezione settentrionale dell’area assediata e controllata dagli insorti. Secondo i media governativi, infatti, le forze di Damasco ieri sono riuscite a entrare a Sakhur e Haydariya, mentre sabato avevano riconquistato la zona di Massaken Hanano, prima area di Aleppo a finire sotto il controllo delle forze di opposizione nel 2012.
In totale, l’avanzata del regime di questi ultimi giorni ha portato alla riconquista di dieci zone di Aleppo, facendo perdere ai ribelli circa il 30% del territorio che controllavano. Gli scontri militari, però, stanno mettendo a dura prova la popolazione civile. Sono oltre 200mila, infatti, le persone intrappolate ad Aleppo da quasi due settimane, ovvero da quando l’offensiva di Assad si è intensificata. Secondo l’Osservatorio siriano dei diritti umani, nelle ultime 24 ore oltre diecimila civili sono fuggiti da Aleppo est, area in mano ai ribelli, per trovare rifugio nei distretti controllati dal governo.
I raid violentissimi di questi giorni hanno causato la morte di oltre 200 civili, tra cui molti bambini. E sono proprio i più piccoli a vivere la situazione più drammatica in questo clima di guerra. Bana Alabed, appena sette anni, è diventata testimone e simbolo dei tanti civili bloccati nella parte orientale di Aleppo. Con i suoi tweet sta raccontando gli scontri di questi giorni e la difficile situazione in cui si è costretti a vivere da quelle parti: “L’esercito è entrato. Questo potrebbe essere l’ultimo giorno in cui possiamo parlare liberamente. Non c’è Internet. Per favore per favore per favore pregate per noi”, scriveva Bana ieri. E ancora: “Ultimo messaggio. Siamo sotto bombardamenti pesantissimi, non possiamo più restare vivi. Quando moriremo, continuate a parlare delle 200mila persone che sono ancora qui. Ciao”.