Questa mattina è avvenuto un violento scambio di artiglieria nella provincia siriana di Idlib, in cui cinque soldati dell’esercito turco e un civile sono morti a causa dell’attacco delle forze del regime di Damasco. A comunicarlo l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Non si è fatta attendere la risposta turca, in cui sono morti almeno 30-35 soldati siriani, secondo quanto comunicato alla stampa dallo stesso presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. “Voglio dire alle autorità russe che il nostro bersaglio non siete voi, ma il regime. Non opponetevi”, ha specificato poi Erdogan.
Il ministero della Difesa russo ha dichiarato che i militari turchi sono finiti sotto il fuoco delle truppe siriane perché non hanno avvertito la Russia dei loro movimenti nella regione. E, spostando le unità all’interno della zona di de-escalation di Idlib, nella notte tra il 2 e il 3 febbraio, senza avvisare, sono finite sotto il fuoco aperto dai governativi contro i terroristi a ovest di Serakab.
Ankara smentisce la mancata comunicazione, accusa le forze del regime di Bashar al Assad di aver colpito perché si sentivano “protette dall’ombrello russo” e dichiara che continuerà a bombardare gli obiettivi nemici “nel quadro della legittima difesa”.
Sono 151 mila i civili sfollati dalla provincia siriana nell’ultima settimana e diretti verso la frontiera turca a seguito dei raid del regime siriano e della Russia contro la roccaforte ribelle nel nord-ovest della Siria, secondo Muhammad Hallaj, direttore del Coordinamento per la risposta alle operazioni in Siria, organizzazione vicina ad Ankara.
Nei giorni scorsi Ankara aveva intensificato le sue denunce di violazioni della tregua nella zona di de-escalation di Idlib, concordata dal presidente turco e dal presidente russo, Vladimir Putin.
I media turchi hanno riferito che il pattugliamento militare congiunto tra le forze di Turchia e Russia, previsto oggi nella zona di Kobane, è stato annullato a seguito dei raid.