Erdoğan l’ha chiamata operazione “Fonte di Pace”, ma l’offensiva della Turchia nel nord della Siria continua a generare violenze e distruzione. Dopo i raid aerei dei giorni scorsi, l’esercito di Ankara è penetrato nel Paese per colpire i 181 obiettivi curdi dichiarati “di importanza strategica”.
Il ministero della Difesa turco ha annunciato l’uccisione di 227 miliziani curdi, ma in un comunicato ha reso nota anche la morte del primo soldato di Ankara. “Il nostro fratello d’armi è caduto da martire – si legge – in uno scontro con i terroristi delle Ypg”.
Oltre che sul campo, la guerra si combatte anche sul piano della comunicazione. Dal fronte curdo, infatti, fanno sapere che sarebbero in realtà cinque i militari turchi uccisi nelle ultime ore, con altri tre rimasti feriti.
Le potenze occidentali continuano a chiedere ad Ankara di ritirare le truppe e mettere fine al conflitto. Gli Stati Uniti presenteranno nei prossimi giorni una legge che imporrà sanzioni alla Turchia. L’iniziativa è partita dalla repubblicana Liz Cheney – supportata da altri venti deputati conservatori – in contrasto con la decisione di Trump di abbandonare gli alleati curdi.
Anche l’Unione europea studia provvedimenti. Dopo le minacce di Erdoğan di spedire nel vecchio continente “3,6 milioni di profughi” in caso di ingerenze esterne, la viceministra per gli Affari europei francese, Amelie de Montchalin, ha dichiarato che “le sanzioni verranno discusse al Consiglio europeo della settimana prossima”. Fonti interne all’Ue riferiscono di una “seria preoccupazione” per i foreign fighters che potrebbero abbandonare la zona.
Ma la mediazione è ora affidata a Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato che ha commentato: “L’azione della Turchia sia misurata e proporzionata”.
Nella giornata di ieri il ministro degli Esteri Luigi Di Maio aveva invitato l’Europa a fare fronte comune nel chiedere il cessate il fuoco e aveva convocato alla Farnesina l’ambasciatore turco Murat Salim Esenli, che questa mattina in conferenza stampa ha rimproverato duramente il nostro governo.
“Siamo scioccati e delusi dalle dichiarazioni dell’Italia – ha dichiarato – perché non è ciò che ci aspettiamo da un alleato. Abbiamo spiegato le ragioni dell’operazione, e se dopo queste spiegazioni ci sono critiche e commenti sulle azioni della Turchia, le consideriamo un supporto alle organizzazioni terroristiche”.
Intanto iniziano i primi flussi migratori. L’osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria riferisce di circa 60mila sfollati siriani fuggiti nelle ultime 36 ore dalle zone dell’offensiva turca, in particolare Darbasiye e Ras al Ayn.