Prosegue senza tregua, la battaglia nella provincia di Idlib, nord-ovest della Siria, dove da giorni ormai si scontrano gli eserciti di Turchia e Siria, quest’ultima supportata dalle forze militari russe. In mezzo il duplice dramma dei profughi di guerra siriani e dei migranti stanziati in Turchia, che Ankara sta utilizzando come arma del ricatto nei confronti di Unione europea e Nato, aprendo i confini e facendo riversare, sulle sponde della Grecia, una marea umana in cerca di condizioni di vita più favorevoli.
Sarebbero 138.647 i migranti che secondo la Turchia si sono diretti dalle zone interne del Paese verso la frontiera con Atene per cercare di entrare nell’Unione europea, dopo che Ankara ha annunciato che non li avrebbe più fermati.
Sul fronte di guerra, nelle ultime 24 ore le truppe di Erdogan hanno condotto una nuova offensiva in territorio siriano, che ha portato alla neutralizzazione di 184 soldati dell’esercito governativo di Damasco, il quale, secondo il ministero della Difesa turco, avrebbe già perso oltre 3.000 uomini dallo scorso 27 febbraio. Il “sultano” continua a chiedere con insistenza l’appoggio degli alleati Nato e maggiori fondi per la gestione dei migranti all’Ue. Sa di avere il coltello dalla parte del manico e le sue pressioni hanno costretto i leader dell’occidente a correre ai ripari, per trovare una soluzione alla nuova escalation scoppiata in Medio Oriente.
Da ieri, a Zagabria, sono riuniti i ministri della Difesa dell’Unione, per studiare una strategia comune sul dossier turco-siriano. La linea di Bruxelles, al momento, sembra essere conciliante nei confronti di Erdogan.
Nella serata di mercoledì, l’Alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Ue, Josep Borrell, ha dichiarato che gli aiuti di Bruxelles alla Turchia non sono sufficienti “dato che oggi la situazione è diversa da quella nel 2016”, quando fu raggiunto l’accordo sugli aiuti finanziari ad Ankara, in cambio del contenimento dei migranti. “L’Ue continuerà ad aiutare la Turchia – ha proseguito Borrell, ma aggiunge – dobbiamo essere chiari e dire che spingere le persone verso i confini non può essere una soluzione per nessuno”.
Da Zagabria è intervenuto anche il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg, che ha definito quella siriana “una sfida comune”, per i membri della Nato, e ha disposto l’arrivo in Turchia di sistemi missilistici, unità aeree e militari.