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HomeEsteri Siria, come cambia la geopolitica in Medio Oriente: “Ora si rischiano contrasti interni”

Siria, cosa cambia ora
"Rischio contrasti interni"
L'intervista a Lorenzo Zacchi

Israele è il principale interessato

"L'Italia cercherà buoni rapporti"

di Enza Savarese09 Dicembre 2024
09 Dicembre 2024
Siria intervista Zacchi

Celebrazioni a Homs dopo la caduta di Assad | Foto Ansa

Il regime di Bashar al-Assad in Siria è stato rovesciato in soli 11 giorni dalle forze jihadiste di Hayat Tahir al-Sham (Hts). Il governo di Assad era al potere da 53 anni. La caduta del regime che ha governato in Siria per 53 anni modifica gli equilibri mediorientali. A spiegarci i risvolti geopolitici dell’evento è Lorenzo Zacchi, consulente legislativo presso il Senato della Repubblica, per cui si occupa di tematiche relative a politiche di difesa, politica estera e affari europei. Zacchi è ricercatore del Centro Studi Geopolitica.info dal 2016, per cui studia in particolare il ruolo della Repubblica islamica dell’Iran. ‘si occupa prevalentemente di Medio Oriente, concentrandosi sull’impatto regionale delle politiche della Repubblica islamica dell’Iran.

Chi vince e chi perde dalla caduta del regime di Assad?

“Chi vince è da scoprire. Sicuramente possiamo dire chi perde. Perde principalmente l’Iran. Perché perde un alleato storico nella regione, uno dei pochissimi paesi arabi che poteva considerare come amico. Un avamposto per espandere la sua influenza nella regione, un paese che stabilmente era sotto la sua influenza. Ma perdono anche i russi, anche se la Russia sta aspettando di vedere l’evoluzione su questa famosa transizione di potere che avverrà in Siria, per capire poi in che modo curare i rapporti con il futuro governo siriano”.

Quali sono i rischi legati alla presa del poter da parte dei ribelli?

“Il rischio principale è che la galassia delle opposizioni al regime di Assad è talmente variegata che ci saranno diversi contrasti interni. Il rischio più importante è capire se effettivamente si può arrivare a una pacificazione totale tra le varie fazioni nel dislocato territorio siriano. Secondo rischio dichiarato da tutto il mondo occidentale è quello dello stato islamico che è ancora presente in Siria anche se in numero estremamente esiguo; non a caso abbiamo visto in queste ore numerosi attacchi sia di Stati Uniti sia di Israele nei confronti di uomini e basi dell’Isis in Siria. L’intento è proprio evitare che in questa transizione violenta lo stato islamico possa trovare vuoti di potere in cui inserirsi. E terzo e ultimo rischio è chiaramente capire quale sarà la nuova faccia della Siria. Al momento è al-Jolani, il ribelle di cui più di tutti si sta parlando. Lui rassicura sul fatto che la transizione non sarà violenta, ci sarà una successione pacifica e la Siria non sarà trasformato in un califfato. È chiaro che ci sono ampi rischi su questo perché non sappiamo quali siano le reali intenzioni di questi ribelli e delle fazioni interne del gruppo che sono vicini al jihadismo”.

Come cambiano gli equilibri geopolitici ora? In particolare quale sarà il ruolo di Occidente e Israele?

“Diciamo che il ruolo esterno principale è soprattutto quello di Israele. Il paese è estremamente interessato alla vicenda. In queste ultime ore è entrato in Siria di un paio di chilometri per creare una sorta di fascia di sicurezza per evitare contaminazioni da questo caos che si sta generando in Siria. È sicuramente contento il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Anche altri esponenti israeliani hanno commentato la caduta di Assad come un fatto positivo. Perché si smantella tutto il potere iraniano. D’altra parte sono molto cauti su chi sarà ora a governare la nuova Siria. Quindi contenti della caduta di Assad, ma in attesa del nuovo governo siriano”.

In che modo gli sviluppi in Siria modificano la politica estera italiana nella regione?

“Noi in questo momento siamo osservatori. Avevamo da pochissimo riaperto la nostra ambasciata. Avevamo quindi riiniziato a sviluppare la nostra sede diplomatica in Siria. In questo momento a quanto abbiamo appreso ci sono stati anche dei disordini nell’ambasciata italiana. Probabilmente si è trattato di episodi a contorno di quello che sta succedendo. Al momento sembra che sia tutto sotto controllo. L’idea che ho io è che aspetteremo e tenteremo di dialogare con i nuovi governi di transizione. Proveremo a favorire buoni rapporti e aspetteremo per capire quale sarà la reale posizione di potere che si instaurerà. Come Europa cercheremo già in questa fase di transizione di capire quali saranno gli scenari futuri, quindi in qualche modo cercheremo di influenzare il più possibile questo processo di transizione politico”.

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