Notizie sempre più drammatiche dalla Siria – sui due fronti caldi della Ghuta – ad est di Damasco e di Afrin, nel governatorato di Aleppo. Nella Ghuta, ad Arbin, dove sono rifugiati dei civili, tre missili sparati da un jet non identificato, durante un raid aereo su una scuola, hanno ucciso 15 minori, tra cui diversi bambini e tre donne. Lo riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria. La zona è assediata dalle truppe governative, mentre continua il flusso di circa 80mila civili in fuga dalla regione attraverso il valico di Wafin, controllato dalle forze russe oltre che da quelle siriane.
Nel frattempo, sempre secondo l’Osservatorio, alcuni miliziani dell’Isis si sono impossessati di Qadam, un quartiere periferico di Damasco, cacciando i miliziani anti-governativi che si erano arresi al governo.
Continuano invece i saccheggi e le violenze ad Afrin, l’enclave curda conquistata dalle truppe turche. Sarebbero almeno 200mila le persone prive di accesso a cibo e acqua, e l’emergenza umanitaria è ormai fuori controllo. I combattimenti sono quasi cessati ed è probabile che le truppe curde dello Ypg passino dallo scontro frontale sul campo ad azioni di guerriglia costanti, per impedire ai turchi e ai loro alleati di assicurarsi il controllo totale della città. Una condanna all’occupazione viene dal regime di Assad, che chiede il ritiro immediato dei miliziani di Ankara, anche se il vice premier turco, Bekir Bozdağ, sostiene che la Turchia non rimarrà ad Afrin, ma lascerà la regione ai suoi “veri proprietari”.
Alle parole, però, non sembrano seguire i fatti e il governo di Erdoğan dà l’impressione di voler approfittare dell’occasione per regolare definitivamente i conti con i curdi. Il prossimo obiettivo turco è infatti Manbij, centomila abitanti circa, l’altra città a maggioranza curda nel nordest del governatorato di Aleppo. Erdoğan ha dichiarato ieri che la Turchia è pronta a cacciare i curdi dal nord della Siria, e che ha intenzione di fare altrettanto con i curdi nel nord dell’Iraq, annunciando quindi una possibile escalation che rischia di far ripiombare l’intera regione in una guerra totale.