La crisi in Siria era iniziata con la morte di 33 soldati turchi al confine con la Turchia. Erdogan allora, in segno di ritorsione a quello che sostiene essere stato un mancato appoggio dell’Europa in Siria ha deciso di aprire i confini del suo Paese ai migranti, favorendo il loro passaggio verso l’Europa: su questi territori sono ospitati due milioni di rifugiati siriani. Altre 900mila persone sono poi bloccate nella provincia siriana di Idlib, sotto attacco dall’esercito siriano e dall’aviazione russa. Anche loro premono per entrare in Turchia.
Le porte dell’Europa sono in Grecia, dove le forze dell’ordine greche stanno gestendo la crisi umanitaria usando la violenza contro quelle stesse persone che scappano da morte certa.
Il presidente turco Erdogan sostiene di aver lasciato passare i migranti perché l’Unione europea non ha rispettato gli accordi economici: “Abbiamo già speso oltre 40 miliardi di euro per i migranti, avete promesso di stanziare sei miliardi di euro nell’arco di un anno per distribuirli alle Ong. Li avete stanziati questi fondi? No! Chi vorreste prendere in giro?” ha chiesto riferendosi all’Ue.
Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz non ci sta, e ha definito quello della Turchia “un attacco contro l’Europa”. Intanto le forze turche in lotta contro i soldati governativi di Assad hanno ferito o ucciso 327 soldati schierati con il presidente siriano, facendo salire a 2.884 il conto totale dei soldati neutralizzati. Anche un caccia è stato abbattuto.
Nella guerra tra i due Paesi sono i civili intanto a pagarne il costo più salato. A Idlib solo oggi sono morte nove persone di cui cinque bambini. A riferirlo l’Osservatorio nazionale dei diritti umani in Siria. Giovedì al Cremlino è previsto un incontro tra Putin e Erdogan.