“Questo premio è motivo di orgoglio per noi perché significa che il soccorso in mare, i diritti umani, l’accoglienza, sono valori che anche l’Europa sente come propri. Fino a quando ci sarà un’isola che viene premiata per questo, però, vuol dire che il resto dell’Europa non accoglie”. Così, Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa e Linosa, ha commentato il premio “cittadino europeo” 2014, ritirato ieri a Bruxelles. A suscitare l’ammirazione e la considerazione del Parlamento Europeo la solidarietà e l’impegno dimostrati dalla cittadinanza verso i profughi che, sempre più spesso, cercano rifugio sulle coste siciliane. Grande plauso soprattutto per come gli abitanti hanno seguito il naufragio del 3 ottobre 2013, in cui persero la vita 366 migranti, poco lontano dalle coste della maggiore delle Pelagie.
Un riconoscimento importante che permette a Lampedusa, secondo la Nicolini, di evidenziare un problema europeo, troppo spesso considerato solo Italiano, proprio nella sede dell’Europarlamento. La tragedia dei migranti dovrebbe essere affrontata e risolta con politiche più lungimiranti, “la cosa incredibile – ha affermato il sindaco – è che siamo sempre impreparati. Era già accaduto con la primavera araba e la fine di Mare Nostrum, con l’aggravarsi della crisi libica, non e’ stata una buona idea. Speriamo si ripristini al più presto per salvare il maggior numero possibile di persone e aiutare anche Lampedusa”.
Il Premio del cittadino europeo, istituito nel 2009 dal Parlamento dell’UE, riconosce e ricompensa i singoli individui, o i gruppi di persone, che hanno dimostrato un impegno eccezionale nella gestione di situazioni di disagio mettendo in atto i valori dell’ospitalità, della solidarietà, della tolleranza e della cooperazione internazionale. Intanto non accenna a diminuire l’ondata di sbarchi di migranti e il centro di accoglienza dell’isola, che può ospitare un massimo di 400 persone, è arrivato a contenerne più del triplo.
“Purtroppo Lampedusa nell’emergenza, nel momento in cui arrivano i naufraghi o i morti, è sempre sola. Il problema sono le leggi di chiusura, se questi disperati potessero chiedere asilo prima di salire sui barconi sarebbe tutto diverso. Cambierebbero anche le rotte migratorie. Ora sono i criminali che decidono chi far partire, come, quando farli morire”.
Cecilia Greco