ROMA – Dopo il caso della chat Signal, arriva un altro duro colpo per la sicurezza di Washington. Stando all’inchiesta realizzata dal settimanale tedesco Der Spiegel, i dati privati dei più importanti alti funzionari della sicurezza statunitense sarebbero disponibili sul dark web. Tra i soggetti colpiti, il segretario alla Difesa degli Usa Pete Hegseth, il consigliere per la sicurezza Mike Waltz e la direttrice dell’intelligence nazionale Tulsi Gabbard.
L’inchiesta dello Spiegel e la replica di Washington
Attraverso le ricerche condotte tramite informazioni provenienti da motori di ricerca commerciali e dati dei clienti pubblicati online lo Spiegel ha mostrato come sul dark web circolino numeri di cellulare, indirizzi e-mail e persino alcune password probabilmente ancora utilizzate dai soggetti colpiti. I dati di contatto di Hegseth, Waltz e Gabbard sono stati trovati in parte all’interno di banche date commerciali e in parte sono fuoriusciti da diverse “fughe di dati password”. I tre alti consiglieri sono stati informati della falla dal Der Spiegel e hanno prontamente smentito, per bocca dei propri portavoce, che i dati trapelati siano ancora in utilizzo. Nonostante ciò, l’account Google privato di Gabbard era ancora in uso poco più di due settimane fa, così come l’account whatsapp utilizzato dal segretario alla difesa Hegseth.

Lo scontro con The Atlantic e i “piani di guerra” rivelati
Nel frattempo ieri, 26 marzo, il direttore di The Atlantic Jeffrey Goldberg ha pubblicato sul magazine “i piani di guerra” della chat del Pentagono dove era stato invitato per errore. In particolare, The Atlantic ha divulgato gli screenshot di messaggi che descrivevano in dettaglio i tempi e gli obiettivi degli attacchi militari contro gli Houthi nello Yemen. Goldberg ha spiegato che la decisione, basata su “un chiaro interesse pubblico”, vuole rappresentare una risposta e una smentita rispetto alle affermazioni di Donald Trump, del segretario alla difesa e dei vertici dell’intelligence, secondo cui nella chat in questione non figurava alcun tipo di materiale classificato.
La risposta di Washington non si è fatta attendere, con Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca, che ha scritto su X: “The Atlantic ha ammesso:” Quelli non erano piani di guerra. Tutta questa storia è un’altra bufala scritta da un odiatore di Trump, noto per la sua retorica sensazionalistica”. A farle eco le parole del vice presidente JD Vance, secondo cui la rivista The Atlantic avrebbe “ingigantito” la storia dei piani di guerra, e del consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz, che ha parlato di mancanza di “posizione, fonte e metodo”.