«Oggi desidero fare memoria nel cuore di tutte le vittime dell’Olocausto. Le loro sofferenze, le loro lacrime non siano mai dimenticate». Con questo tweet, diffuso in nove lingue, Papa Francesco ha voluto far sentire la sua voce nel giorno in cui si commemorano le vittime dell’Olocausto. Una ricorrenza quanto mai opportuna, per ricordare quanto avvenne ma, soprattutto, per tenere presente che persecuzioni ed eccidi, a sfondo religioso o etnico, non hanno mai smesso di verificarsi in ogni parte del mondo. Il pensiero non può non correre, in questo complicato momento storico, alle minoranze cristiane e agli yazidi, perseguitati ed uccisi dall’Isis. E prima ancora, negli anni ’90, furono i Balcani il teatro di feroci pulizie etniche.
«Nulla deve fermare la nostra volontà di ricordare, anche se ci provoca tuttora orrore e dolore», ha affermato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella stamani al Quirinale. Poi il Capo dello Stato ha posto un quesito di stretta attualità: «Ancora oggi dobbiamo chiederci: com’è possibile che, sotto forme diverse – che vanno dal negazionismo, alla xenofobia, all’antisionismo, a razzismi vecchi e nuovi, al suprematismo, al nazionalismo esasperato, al fanatismo religioso – com’è possibile, ripeto, che ancora oggi si sparga e si propaghi il germe dell’intolleranza, della discriminazione, della violenza?»
Il 27 gennaio del 1945 i sovietici, nell’ambito dell’offensiva Vistola-Oder che li avrebbe portati in Germania, liberavano il campo di concentramento di Auschwitz. Oggi, 72 anni dopo, il mondo non sembra aver pienamente fatto tesoro di questa esperienza: ci sono ancora razzismi e odi da estinguere.
Foto Gallery di Luisa Urbani